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L’Ordine dei giornalisti contro Libero. E allora Repubblica? Due pesi e due misure, come al solito

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 6 mar – In Italia c’è chi dal dopoguerra ad oggi utilizza due pesi e due misure per giudicare i fatti e le persone. Questi stessi signori è evidente che abbiano perso anche il senso della misura. E’ il caso dell’Ordine dei giornalisti, che appare un po’ troppo di parte. E non dalla parte di tutti i giornalisti, come dovrebbe essere. Prendiamo l’ultima vicenda che vede coinvolti il comitato esecutivo dell’Odg e – tanto per cambiare – Libero. Questi signori – come affermano sulla pagina ufficiale di Twitter – hanno “deferito al Consiglio di Disciplina lombardo il giornale Libero per il titolo di prima pagina di oggi esprimendo distanza e dissenso per una reiterata scelta redazionale su temi di grande rilevanza sociale“. Il motivo? Il titolo di martedì 4 marzo del quotidiano diretto da Vittorio Feltri: “Virus alla conquista del Sud“. Il riferimento è all’allargarsi dell’epidemia di coronavirus, scoppiata in Lombardia, verso le regioni meridionali. Titolo di per sé molto meno politicamente scorretto o alla Libero rispetto a tanti altri, peraltro.

Sui social si scatenano gli attacchi contro il quotidiano di Feltri

Ma la grave decisione comunicata dall’Odg si deve al fatto che il titolo in questione – corredato da occhiello “L’infezione crea l’unità d’Italia” e sommario “Trenta infetti in Campania, 11 nel Lazio, 5 in Sicilia e 6 in Puglia: ora sì che siamo tutti fratelli, finita la caccia all’untore del Nord. Emergenza in Lombardia: 55 morti, si allarga la zona rossa” – sarebbe soltanto l’ultimo di una serie che proprio non piace all’Ordine dei giornalisti. Sentimento condiviso da molti utenti di Twitter, che presi da un momentaneo lapsus di memoria circa l’articolo 21 della Costituzione – si sono accalcati nel commentare il post al grido di “chiudiamo questo rotolo di carta igienica“, “radiamo dall’albo tutti i giornalisti che ci scrivono“, “vediamo se stavolta riuscite a cacciare quell’ubriacone di Feltri“.

La firma di Farina è un’aggravante, visti i precedenti

Anche sul sito ufficiale dell’Odg campeggia la stessa immagine della prima pagina incriminata e nel comunicato si legge: “Il titolo si riferisce a un articolo a firma di Renato Farina. La segnalazione è stata per la prima volta sottoscritta dall’intero Esecutivo che ha così voluto dare un segnale simbolico di distanza e di dissenso  rispetto a una reiterata scelta redazionale su temi di grande rilevanza sociale”. Per l’Odg lombardo che il pezzo in questione sia firmato da Farina è un’aggravante: nel 2006 lo stesso Ordine sospese il giornalista per un anno (con la grave accusa di aver pubblicato notizie false in cambio di denaro dai servizi segreti). Farina dal canto suo si dimise dall’Albo, allora per tutta risposta fu radiato (poi dopo una complessa vicenda giudiziaria, con tanto di annullamento della radiazione, nel 2014 venne riammesso all’Odg lombardo) e nel frattempo il caso sollevò un polverone. Era in ballo la libertà di espressione e di informazione (e chi vi scrive all’epoca curò uno speciale in cui numerosi giornalisti di fama, di ogni orientamento politico, difesero Farina).

E allora Repubblica?

Ebbene, anche stavolta è in ballo la libertà di titolare come si vuole (nei limiti del codice deontologico). Lo stesso Feltri proprio oggi, su Twitter, ribadisce la sua linea editoriale: “I giornali sono pieni di cazzate noiose però in ognuno di essi trovi sempre qualcosa di interessante. Sulle pagine bisogna cercare l’eccezione: la norma è deprimente“, scrive il direttore di Libero. Inoltre la decisione dell’Odg lombardo sembra essere una rappresaglia per la denuncia che proprio Feltri ha fatto contro Repubblica, lo scorso gennaio, per il titolo “Cancellare Salvini“. A tutt’oggi, ca va sans dire, l’Odg non ha preso provvedimenti contro Repubblica. Due pesi e due misure, ve l’abbiamo detto.

Adolfo Spezzaferro

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