Roma, 6 dic – Raggiunge finalmente le librerie Sanbabilini, il saggio storico di Pierluigi Arcidiacono che narra le vicende dei giovani fascisti milanesi che della piazza più centrale di Milano – piazza San Babila – fecero la propria “roccaforte” alla fine degli Anni Sessanta e negli Anni Settanta. Il volume era atteso da tempo (più di due anni), ma l’Autore ha voluto lasciare la precedenza a due protagonisti di quelle vicende e ai loro libri: “Indian Summer ’70 – C’era una volta San Babila” (A.G.A. – 2015), di Maurizio Murelli; e San Babila – La nostra trincea”, di Cesare Ferri, edito nel 2016 dallo stesso Editore di Arcidiacono (edizioni Settimo Sigillo). Inoltre, come spiega lo stesso Autore per spiegare il ritardo: “La fiducia è qualcosa che si deve meritare e si deve conquistare, alcune persone, prima di confidarsi, hanno voluto conoscermi”.
Il contesto storico e politico è noto: in quegli anni, i comunisti, i “rossi” delle varie organizzazioni extraparlamentari (ma non solo), definiti i “cinesi”, imperversano in tutta la città: tutte le strade e tutte le scuole e le università sono loro. Lo “spazio” a chi non sia comunista viene negato: con la violenza. In una piccola sede di corso Monforte della “Giovane Italia” (organizzazione vicina al M.S.I.), tra il 1967 e il 1968, nasce spontanea l’idea di sopravvivenza: la “difesa del territorio”. Idea che si afferma più che mai nel 1970, quando la sede viene chiusa e alcuni dei ragazzi decidono di fermarsi, a tutti i costi, nella “loro” Piazza. Impossibile ricostruire la storia di piazza San Babila e dei Sanbabilini: sono centinaia di racconti ed episodi… Impossibile anche perché le cronache dell’epoca erano talmente faziose o volutamente “offuscate” che nel rileggerle si riproporrebbe la falsità storica che ne era tipica. Considerati soltanto ragazzi e uomini esaltati, sugliardi, violenti e beceri, i Sanbabilini (la maggior parte di loro) non erano così. La violenza c’era in tutta la città, quotidiana, e loro vi convissero (facendo la loro parte). Ma, come accennato, i violenti e specialmente i cattivi, per la Stampa e per l’opinione pubblica erano i soli ragazzi di Destra. Non era così.
L’Autore – pur avendo avuto, da giovanissimo, una breve esperienza in piazza San Babila – ha provato a essere obiettivo nella sua ricostruzione. Forse questo è stato il suo fallimento: la faziosità culturale di quegli anni non gli ha permesso di approfondire (nella prima parte del libro) la sua revisione storica come avrebbe desiderato. Nella seconda parte l’Autore ha dedicato dei “quadri” a singoli protagonisti di allora: alcuni famosi, altri sconosciuti, un Magistrato e anche un “avversario” (o meglio: un “nemico”)… Talvolta intervistandoli direttamente.
Nella nota introduttiva del libro di Arcidiacono si legge: “…si è letto e si leggerà la parola ‘Sanbabilini’ scritta con la lettera maiuscola, frutto della cultura e della sensibilità proprie dell’Autore che, laddove percepisce che un uomo combatte o ha combattuto col solo scopo di affermare la propria identità e irriducibilmente senza possibilità di vittoria, desidera affermare che costui meriti il rispetto di coloro che sanno ancora assaporare il gusto della Nobiltà Aristocratica.”.
Un forte elogio di quei ragazzi di allora, considerati, invece, il peggio del peggio, eppure, Pierluigi Arcidiacono ci tiene ad affermare che il suo “è un libro storico. Non politico. Sociologico e storico. Perché ho cercato di capire e ho cercato di raccontare. Tutto qui”.
Roberto Derta
“SANBABILINI – LETTURE, STORIE E RICORDI”, di Pierluigi Arcidiacono – (edizioni Settimo Sigillo – Collana Sangue & inchiostro – 480 pagine, inserto iconografico in bianco e nero di pagine XXXII, € 36,00).
2 comments
Grazie per l’informazione. Se non era per voi… Purtroppo il libro non mi pare sia molto pubblicizzato, almeno per ora.
[…] Ripropongo qui uno stralcio della postfazione fatta al libro di Pierluigi Arcidiacono “Sanbabilini“. […]