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Pirandello era fascista, i discendenti se ne facciano una ragione (e non attacchino CasaPound)

by Davide Romano
4 comments
Roma, 25 mag – Il genio salta sempre una generazione, recita un vecchio detto. Pirandello evidentemente era un grandissimo genio e di generazioni ne ha saltate parecchie, almeno a giudicare dall’inutile quanto pretestuosa polemica messa in atto dai suoi discendenti. La pietra dello scandalo è una conferenza tenuta nella sede centrale di CasaPound una settimana fa su “Pirandello politico”, presentazione del  saggio della giornalista Ada Fichera; un testo che tra le altre cose analizza il rapporto tra Pirandello e il fascismo. Una normale conferenza culturale come tante se ne tengono in via Napoleone III a Roma, ma non secondo Giovanni Pirandello, pronipote del celebre drammaturgo (Luigi era il suo bisnonno), che tra le mura del centro di studi pirandelliani in via Bosio, punta letteralmente il dito contro la videocamera del Fatto Quotidiano e con fare tra il minaccioso e l’indignato tuona: “Non nel mio cognome”. 
Il problema principale per il pronipote di Pirandello sono i manifesti affissi con il logo di CasaPound: “Mi immagino i miei figli e i miei nipoti sentirsi dire: ah, tuo nonno era fascista!“. Come se l’accusa di “fascismo” nei confronti di Pirandello potesse provenire dai manifesti di un movimento politico nel 2018 e non dall’adesione piena e palese dello stesso Luigi Pirandello, che si iscrisse al Partito Nazionale Fascista scrivendo direttamente a Mussolini: “Eccellenza sento che per me questo è il momento più propizio per dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l’Eccellenza Vostra mi stima degno di entrare nel PNF pregerò come massimo onore tenervi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera, Luigi Pirandello”. Dubbi ce ne sono pochi, soprattutto se “il momento più propizio” per Pirandello fu il settembre del 1924, a pochi mesi di distanza da uno degli episodi più contestati al regime, l’omicidio Matteotti. 
 
E ancora pochi anni più tardi, nell’intervista al quotidiano l’Impero del 12 marzo 1927 Pirandello alla domanda cosa avesse fatto il fascismo per l’arte rispose così: “Moltissimo: c’è ora un fervore di opere che non ha precedenti. Del resto tutto in Italia si è rinnovato; cinque anni di vita fascista hanno ringiovanito e trasformato ogni energia. Mussolini non trova paragoni nella storia; non è mai esistito un condottiero che abbia saputo dare al suo popolo una così viva impronta della sua personalità”. Uno stralcio citato anche da Simone Di Stefano, segretario nazionale di CasaPound Italia che su Twitter ha risposto così ai discendenti: “Secondo alcuni affermare che Pirandello fosse fascista è travisare la Storia. Per fortuna parla Pirandello. Inciso: l’arte è un linguaggio universale, non ha appartenenza politica anche se l’artista si schiera. Picasso, Dalì, Majakóvskij, Marinetti sono per tutti. Ricoveratevi”.
I discendenti tentano ovviamente di minimizzare la conclamata adesione di Pirandello al fascismo, aggrappandosi al fatto che la sua opera “non ha nulla che lo comprometta con il regime” e che morirà nel 1936, prima delle leggi razziali, l’entrata in guerra etc. In più c’è la sindrome da “custodi della verità”, come se gli unici a poter parlare di un genio assoluto della cultura mondiale fossero i parenti: “C’è un centro studi autorevole se qualcuno vuole sapere vita morte e miracoli di Pirandello”, sottolinea l’autorevolissimo Marco Ferri, “parente dei discendenti di Pirandello “. Come se a CasaPound o da altre parti fosse vietato organizzare conferenze, senza contare che in via Napoleone III si è parlato di tutto, da Kerouac a Che Guevara, da Evola a Corto Maltese, sono stati invitati ex ministri come Tremonti ed ex brigatisti rossi come Morucci, attiviste Lgbt come Paola Concia o personaggi controversi come dell’Utri. Insomma in via Napoleone III il confronto è libero, a differenza di quel che succede tra i discendenti rinchiusi nel centro di via Bosio. E poi Pirandello era fascista. Che vi paia o no.
Davide Romano

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4 comments

Flavio 25 Maggio 2018 - 3:58

Giusto

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Stefano 25 Maggio 2018 - 11:17

Casa Pound,strumentalizza la figura di Pirandello!!Pirandello era fascista,con riferimento al fascismo dei suoi tempi!!E poi,esprimeva una sua posizione personale,non derivata dalla sua concezione del mondo!!Lo stesso errore,viene fatto m!per Ezra Pound,poeta grande,esaltato dal grande PierPaoloPasolini!!!

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Luciano 26 Maggio 2018 - 11:14

Parenti vigliacchi e bugiardi

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