Roma, 25 mag – A volte ritornano. Ma non è detto che tornino in salute. È questo il caso del celebre quotidiano l’Unità, la cui ultima edizione era stata stampata il 2 giugno del 2017. Ora, infatti, il giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924 torna nelle edicole di tutta Italia, anche se solo per un giorno. Questa uscita, però, non implica affatto una rinascita del foglio. Tutt’al contrario, si tratta unicamente di un espediente burocratico per evitare la decadenza della testata: secondo la legge sulla stampa 47/1948, in effetti, «l’efficacia della registrazione cessa qualora si sia verificata nella pubblicazione una interruzione di oltre un anno». Di qui la nuova pubblicazione, a pochi giorni dal primo, triste anniversario delle cessate attività.
L’edizione odierna dell’Unità si compone di otto pagine e ricalca lo stile classico del quotidiano, che contiene anche un tributo ad Antonio Gramsci. Tradito da un’intera classe dirigente a colpi di globalizzazione, liberismo selvaggio e Jobs act, il giornale dei dem non si fa però scrupoli a rispolverare il padre nobile del comunismo italiano per mere esigenze di marketing. «Siamo stati chiamati all’improvviso la scorsa settimana ed è stato tutto molto frettoloso», racconta la giornalista Claudia Fusani a Repubblica. «L’ho fatto solo e soltanto per non far morire l’Unità ed è stato bello, ma anche molto triste: non dovevamo scomparire dalle edicole».
E invece sembra proprio questo il destino della testata. Come si legge nel comunicato del Comitato di redazione, infatti, «per quanto siamo lieti di vedere l’Unità in edicola, non c’è stata una sola comunicazione da parte dell’azienda che ci rassicuri o ci dia speranze sulla ripresa delle pubblicazioni». Da parte loro, i proprietari del quotidiano (gli imprenditori Pessina) rispondono per le rime, specificando che «l’editore si sarebbe atteso, oltre alla manifestata letizia, un cenno di riconoscimento da parte dei lavoratori per l’ennesimo sforzo compiuto con la presente pubblicazione».
Nell’editoriale di oggi, il direttore Luca Falcone fa mostra anche di velleità politiche: «La via maestra è l’opposizione. Ma soprattutto, la via maestra è la verità: dire la verità. Proprio Gramsci sosteneva che la verità è sempre rivoluzionaria». Dopo aver tradito tutta la tradizione comunista (Gramsci incluso) ed esser diventati gli strilloni ubbidienti di Matteo Renzi, ora i redattori del quotidiano si sono ricordati della “verità”. Giusto il tempo per incartare il pesce di domani e poi tornarsene a rimuginare sui bei tempi andati.
Elena Sempione
2 comments
Sentire un comunista piddino che parla di verità è come avere un attacco di diarrea durante la prima comunione quando sei di bianco e candidamente vestito……… l’unità scriveva le stesse cazzate di repubblica,stampa e corriere per cui dopo tre rotture di coglioni una quarta provocava l’orchite……fatevelo comprare dai vostri amici islamici e africani il vostro subdolo giornale, unità nel farci invadere e nel regalarci una fogna di paese,in questo siete uniti…….. auguri.
Della chiusura dell’Unità mi giunge come nota felice prima di coricarmi.
Era ora che quel fogliaccio chiudesse, se il governo prossimo venturo avesse la volontà di sbarazzarsi del finanziamento a giornali e giornalini , avrebbe anche solo per questo di nuovo il mio voto.