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Prime immagini dall’atmosfera del Sole grazie ad uno strumento tutto italiano

by Sergio Filacchioni
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Sole

Roma, 19 mag – Il Sole come non l’avete mai visto: oggi, grazie alla sonda Solar Orbiter sono state pubblicate le prime immagini dell’atmosfera del nostro astro. Vortici di gas, lunghissimi filamenti e giganteschi brillamenti: mai finora l’atmosfera del Sole era stata osservata così da vicino. Dopo quelle del buco nero al centro della Via Lattea, ecco un altro scatto dal nostro sistema solare.

Un Sole molto italiano

Le prime immagini catturate da questa distanza record si devono alla sonda Solar Orbiter, di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa) e grazie al contributo fondamentale di strumenti italiani: infatti, il coronografo Metis è il primo strumento del suo genere in grado di osservare la corona solare simultaneamente nella banda visibile e ultravioletta, fornendo quindi un quadro molto dettagliato sui processi che governano l’espansione del plasma solare nello spazio interplanetario. Finanziato e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Metis è nato dalla collaborazione di Istituto Nazionale di Astrofisica e le Università di Firenze e Padova, dell’Istituto di Fotonica e nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche e da un consorzio industriale formato da OHB Italia e Thales Alenia Space Italia. Un’eccellenza tecnologica italiana che ha permesso un balzo in avanti nella comprensione di ciò che avviene dove nessuno può guardare.

Immagini storiche

Le immagini sono state riprese dalla Solar Orbiter durante il passaggio ravvicinato al Sole dello scorso 26 marzo, quando la sonda si è trovata ad un terzo della distanza fra Terra e Sole. Da questa posizione, lo strumento Metis ha potuto riprendere immagini della corona solare con un dettaglio senza precedenti, rivelando una struttura fatta di lunghi filamenti e molto dinamica del plasma e dei campi magnetici, aprendo la strada a nuove ricerche sui processi fisici responsabili dei brillamenti solari e alle indagini sui processi fisici che determinano l’accelerazione del vento solare e i fenomeni impulsivi, che possono avere sia un impatto sulla previsione delle tempeste geomagnetiche, potenzialmente pericolose per il nostro pianeta, sia per il comunissimo meteo solare.

Sergio Filacchioni

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