Roma, 20 maggio – Cresce su Instagram, TikTok e OnlyFans un fenomeno inquietante e degradante: decine di profili stanno fingendo di essere donne con la sindrome di Down per vendere contenuti sessualmente espliciti. Si tratta di una nuova frontiera dell’abuso digitale: modelle apparentemente affette da trisomia 21, in realtà frutto di manipolazioni con intelligenza artificiale.
Finte disabilità su OnlyFans
I profili in questione si presentano con nomi che richiamano in modo esplicito o allusivo la sindrome di Down. I video mostrano modelle ammiccanti in lingerie o costume da bagno, e spesso accompagnati da descrizioni volgari. Un contenuto che, oltre alla volgarità esplicita, costruisce una narrazione degradante e offensiva nei confronti delle persone con disabilità. Ma dietro questi volti apparentemente reali si nasconde una finzione digitale: i corpi sembrano autentici, ma i volti sono generati o modificati da filtri di intelligenza artificiale per simulare i tratti tipici del fenotipo associato alla sindrome di Down. I movimenti sfocati, le proporzioni leggermente sbilanciate e la somiglianza tra i diversi video rivelano la natura deepfake del contenuto. Non si tratta di singoli account isolati. Dietro questa ondata di video si cela una rete di profili interconnessi, che riciclano contenuti e reindirizzano gli utenti verso piattaforme come Telegram, OnlyFans e Fanvue. Le biografie di questi account includono link diretti a contenuti a pagamento, costruendo un vero e proprio business della disabilità simulata.
Numeri in crescita
Alcuni profili hanno superato i 148.000 follower in pochi mesi, segno della viralità — e dell’allarmante interesse — che questi contenuti stanno generando. Il trend, nato negli Stati Uniti, ha già raggiunto anche l’Italia, con account che pubblicano video in lingua italiana e interagiscono con il pubblico nazionale. Nonostante diversi account siano già stati rimossi per violazione delle linee guida, i contenuti continuano a riapparire con nuovi nomi e profili. I video vengono riciclati, modificati e ripubblicati, sfruttando la debolezza dei sistemi di moderazione automatica e l’ampiezza delle piattaforme. Da anni, molte associazioni lottano per affermare il diritto delle persone con sindrome di Down a una vita affettiva e sessuale consapevole, rispettosa e libera da pregiudizi. Ma questa nuova ondata di pornografia deepfake rischia di vanificare tali sforzi, alimentando un immaginario distorto, feticizzante e lesivo della dignità delle persone con disabilità.
Mortificazione della condizione umana
La finta rappresentazione della disabilità in chiave erotica non promuove alcuna inclusione, al contrario: mercifica una condizione umana e la trasforma in oggetto di lucro e depravazione. Le tecnologie digitali, se non regolamentate e usate eticamente, possono diventare strumenti potenti di manipolazione e umiliazione. I migliaia di like e visualizzazioni raccolti da questi contenuti suggeriscono una riflessione più ampia: stiamo diventando una società anestetizzata dall’abuso di immagini, incapace di distinguere l’umano dal costruito? Questo tipo di prodotti, profondamente disumani, trovano terreno fertile in un contesto in cui l’empatia viene spesso sopraffatta dall’intrattenimento estremo. È urgente che le piattaforme, le istituzioni e la società civile reagiscano con fermezza. L’intelligenza artificiale può essere un alleato potente dell’inclusione e della rappresentazione, ma solo se guidata da etica, rispetto e consapevolezza. Lasciare spazio a fenomeni come questo significa accettare che la dignità di queste persone venga calpestata.
Fulvio Cobaldi