Roma, 1 lug – Ci mancavano, in effetti, le “pozzanghere di fascismo” di FdI, come nuova metafora del cattivo da espellere, usata da Alessandro Giuli nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Torna insomma il cattivo littorio eterno, come da tradizione sinistra. Tornano le “richieste” a Giorgia Meloni per essere “più antifascista”. Solo che in questo caso provengono “da destra”. Il che dà una dimensione della realtà concreta della questione, peraltro riconosciuta dallo stesso Giuli nelle dichiarazioni rilasciate.
“Prosciugare le pozzanghere di fascismo”: così Giuli su FdI
L’intervista invero sarebbe anche piuttosto divertente. Più che altro perché a prescindere dalla qualità modesta delle affermazioni, è un riassunto perfetto di tutto ciò che si pretende dal pensiero unico nei confronti della eterna e inflazionatissima “questione fascismo”, la stessa che fa urlare menti non esattamente illuminate del Pd che un candidato abbia fatto il saluto romano mentre alzava una mano in modo normalissimo, o che fa aprire interrogazioni parlamentari per qualche celebrazione riguardante tragedie del passato come quella di Acca Larenzia. C’è veramente tutto. L’inchino al sistema con l’affermazione “la Segre è l’Italia”, riferito a Liliana, la senatrice sopravvissuta ad Auschwitz tirata in ballo praticamente sempre dalla sinistra, ma guarda un po’ anche dalla destra, con parole che definire una sviolinata sarebbe perfino moderata: “Rappresenta l’identità del nostro Paese composta grazie anche all’immenso apporto della cultura ebraica alla nostra storia, basti pensare da ultimo al Risorgimento e all’Unità d’Italia”. Il che storicamente non è nemmeno errato, ma bisognerebbe ricordare al signor Giuli (anche se lo sa perfettamente) quanto gli ebrei italiani abbiano contribuito addirittura alla fondazione del cattivissimo fascismo nel 1919…
Poi c’è anche l’elogio di Gianfranco Fini e della svolta di Fiuggi che “aveva un senso”. Il segretario di allora “non solo per colpa sua, non è riuscito nel compito. Mancava un vero percorso di autocritica intellettuale”. C’è perfino la difesa di Fanpage e delle sue presunte inchieste sui fascisti che animano il partito di Giorgia, ovviamente con il mantra storico della “libertà di stampa da proteggere”.
“Valgono solo il 2%”
Quanto alle “pozzanghere” per Giuli valgono appena il 2% dei consensi al partito. Il che, peraltro, probabilmente è vero. “Anche meno”, dice, perché “ci sono voti che si contano: nostalgici, antisistema, populisti. E voti che pesano: il mondo internazionale che ci guarda, quello produttivo, ciò che compone il corpo elettorale di FdI. Si può tranquillamente rinunciare a quel 2%, con la sua inconsistenza antistorica e col tradimento che infligge a un partito liberalconservatore
di massa quale è ora FdI, per passare dalla logica dei governati a quella dei governanti”. Tutto bellissimo. O tremendo, scegliete voi con quale stato d’animo affrontarlo.
Aurelio Del Monte