Con i fondi attivi si è costretti a pagare commissioni molto più elevate rispetto ai fondi passivi, queste commissioni coprono soprattutto l’analisi e la gestione. Allo stesso tempo però, queste commissioni minano la redditività e portano a risultati molto modesti. Un esempio: un gestore attivo deve avere una performance migliore ogni anno rispetto a quella dell’indice e inoltre deve essere una performance solida perché deve andare a coprire le commissioni che richiede. Quasi nessuno dei gestori attivi riesce ad avere risultati soddisfacenti per più di uno o due anni. La commissione media che addebitano i fondi attivi in Europa è del 1,5% (che può superare il 3% se si aggiungono i costi occulti), rispetto ad una commissione media dello 0,6% dei fondi passivi.
Anche il mitico Warren Buffet, esponente di punta del mondo dei fondi e degli investimenti (sempre alla ricerca di aziende solide e redditizie che sono sottovalutate nel mercato azionario) ha raccomandato i fondi indice o fondi passivi che vendono società come Vanguard per evitare le spese elevate e i rendimenti deludenti dei fondi attivi.
Come se non bastasse l’apparente superiorità della gestione passiva rispetto a quella attiva, si è aggiunta una nuova dimensione con l’arrivo delle innovazioni tecnologiche che sposano la finanza e vanno sotto il nome di Fintech. Alcune iniziative interessano quasi tutte le attività bancario, ma è nel settore degli investimenti e della gestione patrimoniale che raggiungono un livello ancora più alto grazie all’introduzione dei robo-advisor, tutti quegli strumenti che permettono di costruire portafogli automatici a seconda del profilo di rischio di ogni investitore sulla base dei fondi di gestione passivi. Il grande vantaggio è il costo: oltre alle commissioni basse dei fondi passivi, l’utilizzo della tecnologia permette di far pagare ai clienti molto poco rispetto alla banca tradizionale o alla gestione attiva di fondi fatta da società con manager da mantenere. A differenza di un investimento in fondi comuni, con le gestioni patrimoniali consentono di compensare minusvalenze e plusvalenze dei fondi in portafoglio con un notevole vantaggio dal punto di vista fiscale e della performance finale.
I costi più bassi e l’incapacità della maggior parte dei fondi attivi di battere l’indice non garantisce che il cliente riuscirà a farà soldi con i fondi passivi. Se l’indice di riferimento della borsa italiana che ha chiuso il 2016 con una perdita -10,2%, dovesse replicare questa triste performance anche nel 2017, l’investitore che acquista un fondo che replica un indice, perderà l’investimento e la commissione anche se ridotta rispetto ad una applicata da un fondo attivo. I robo-advisor promettono di risolvere il problema della ‘asset allocation’, vale a dire, quale percentuale del vostro patrimonio decidete di mettere in borsa, titoli di stato, obbligazioni societarie, investimenti alternativi, real estate, etc e all’interno di ciascuna attività, come distribuire il vostro investimento per area geografica. Affidatevi ad un robo-advisor, nel peggiore dei casi, replicherà il risultato di un manager di un fondo attivo.