Roma, 2 lug – Roma capitale d’Italia è un concetto naturale, ovvio, scontato. Per una serie di ragioni altrettanto difficili da ignorare: dall’eredità romana che inevitabilmente coinvolge anche gli italiani (sebbene la tesi prevalente sulla nascita del nostro popolo siano quelle di Gioacchino Volpe, che lo inquadra emergente durante l’era dei Longobardi, considerandolo quindi qualcosa di distinto e differenze dagli italici abitanti la penisola fino alla caduta dell’Impero), alla banale posizione geografica centrale, fino all’anima “universalistica” che si confà ad una capitale, specialmente se diviene tale nel cuore del XIX secolo. Dopo la nascita del Regno d’Italia, la capitale della Nazione fu spostata inizialmente da Torino a Firenze con la Convenzione del 1864, ma nei progetti della classe dirigente c’era chiaramente l’obiettivo di espugnare ciò che restava dello Stato pontificio e rendere la città eterna il futuro epicentro dello Stato.
Roma capitale d’Italia: 2 luglio 1871
Dopo la presa di Roma, avvenuta il 20 settembre 1870 a seguito della breccia di Porta Pia, la città si preparava a diventare la capitale d’Italia definitiva. Un fatto che si attendeva dalla proclamazione ufficiale del Regno, il 17 marzo 1861, ma che non aveva potuto concretizzarsi per il semplice motivo che lo Stato ancora era privo di due sue regioni naturali, di cui una, per l’appunto, corrispondeva grosso modo all’attuale Lazio. La guerra franco-prussiana dell’estate del 1870 aiutò a compiere l’impresa successiva, semplicemente perché fino a quell’anno le truppre francesi stanziavano a difesa proprio del potere temporale papale. Ma caduto Napoleone III, il quadro cambiò, e il maggiore ostacolo alla presa della capitale era stato di fatto debellato. Così la città dapprima divenne parte del nuovo Regno, prima di essere eletta capitale nell’estate successiva, quella del 1871.
L’insediamento di Vittorio Emanuele II
La legge delle Guarentigie del 13 maggio 1871 riconosceva il Papa come sovrano indipendente con il possesso dei palazzi e dei giardini del Vaticano e del Laterano, oltre che della cancelleria di Roma e della villa di Castel Gandolfo. Dettaglio importante: possesso ma non proprietà. L’azione legislativa era volta a “rabbonire” Pio IX, ma non servì: il pontefice non accetterà mai le condizioni del nuovo Stato. Nel frattempo, Vittorio Emanuele II entrava a Roma come Re d’Italia il 2 luglio del 1871, ovvero la data ufficiale del suo insediamento.