Roma, 30 dic – A distanza di otto giorni dal consueto appuntamento per la commemorazione dei caduti di Acca Larenzia, continua il lavoro di provocazione messo in piedi dalla sinistra: questa notte infatti – su pressione del Pd locale – alcuni funzionari di polizia hanno provveduto alla rimozione della targa commemorativa di Stefano Recchioni. Un atto che prevarica il semplice odio politico e supera i confini di qualsiasi pathos.
Rimossa la targa per Stefano Recchioni
Lo rende pubblico con una nota CasaPound Italia: “La targa dedicata a Stefano Recchioni, una delle tre vittime dell’assassinio di Acca Larenzia, era lí da decenni, rimossa e riposizionata recentemente soltanto a causa dei lavori di ristrutturazione dello stabile dove è affissa”. Alcuni giornali come Roma Today avevano affermato che la targa fosse “spuntata” dal nulla: sicuramente chi ha scritto il pezzo non è mai passato da via Evandro. “Quello del Pd continua CPI – è stato solo un pretesto, come altri, per provare ad infangarne la memoria e a strumentalizzare il sangue versato 47 anni fa per ripugnanti fini politici”. Quest’atto ignobile arriva infatti dopo una lunga serie di sabotaggi che la sinistra romana (insieme alle comparse grilline) sta perpetrando da quasi un anno, ultima ma non per importanza le denunce arrivate la scorsa settimana contro militanti di CPI di tutta Italia riguardanti il saluto romano del 7 gennaio 2024. Le denunce ad orologeria, poi le richieste dell’Anpi di vietare la commemorazione direttamente a Piantedosi, ora un atto che ogni uomo libero saprà giudicare da sé.
Arroganza senza limiti
A Roma la cupola antifascista sta facendo di tutto, col beneplacito di amministrazioni, polizia e giornalisti. Far rimuovere – e spaccare – la targa di un ragazzo ucciso (per giunta) dalle forze dell’ordine, è una prepotenza politica senza precedenti. CPI rinnova il suo invito a partecipare in massa alla commemorazione del 7 gennaio: “Sarà quel ‘presente’ gridato tre volte, in modo ancora più potente e significativo quest’anno, la nostra unica risposta che rimarcherà ancora una volta la differenza tra gli uomini liberi e gli sciacalli“.
Sergio Filacchioni