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“Salvini? E’ un baby Trump”. Richard Gere, vuoi farti gli affari tuoi?

by Cristina Gauri
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Roma, 19 ago – “Il ministro dell’Interno ha la stessa mentalità del presidente Trump. Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio. Dobbiamo fermare Trump“. E quindi Salvini. Effettivamente nel marasma di questi giorni mancava il paragone con il tycoon. Per fortuna ci ha pensato Richard Gere, che tra un aperitivo all’isola del Giglio e un selfie con gli iperproteinizzati “minorenni” della Open Arms ha trovato il tempo di attaccare il governo sulle politiche migratorie, rispondendo alle domande del Corriere.

Buddhismo e frasi fatte

E racconta di come ha avuto origine la sua “incursione” sulla nave Ong, dopo che, in vacanza in Toscana, evidentemente annoiato dai pigri pomeriggi sul ponte di qualche yacht, ha deciso di vivacizzarsi la vacanza e chiamare il capo missione della Open Arms Riccardo Gatti, per “acquistare qualcosa da mangiare”. Gere prosegue poi ripetendo a pappagallo la storiella dei migranti che scappano dalla guerra, aggiungendo il particolare completamente “random” delle “case in fiamme”, tanto per aggiungere pathos alla narrazione. Per il protagonista di Pretty Woman tutto si può risolvere con qualche citazione buddhista da Baci Perugina e tanta, tanta umanità: “Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione. Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica”. Peccato che probabilmente metà di quelle storie sono completamente inventate, come di fantasia è l’età e lo stato di salute dichiarato da molti dei passeggeri Open Arms. Plausi invece per il ministro Elisabetta Trenta, completamente prona al mantra immigrazionista: “Lei questo caso non può separarlo dalla sua coscienza”

Come si fermano i Trump del mondo? “Nominando un altro presidente“, un altro premio Nobel come Obama magari. “Obama era stato bravo a tenere unite le comunità. Mi chiede se Trump è così popolare? No, non lo è. Secondo i sondaggi, il 60 per cento della popolazione lo disapprova. E i repubblicani non sono la maggioranza del Paese”. Gli stessi sondaggi che davano Hillary Clinton vincitrice?

L’Italia dei buoni e quella dei cattivi

Per l’attore esistono due Italie: quella con “il grande cuore, la gioia di vivere”, e poi gli zotici in odore di sovranismo, che a farsi invadere non ci stanno, come “avviene in Ungheria, Polonia, Gran Bretagna e America naturalmente”. Quella parte di Italia dal cervello labile che “i leader politici stanno manipolando”,  “facendo emergere il lato oscuro del dramma del nostro tempo”. Ma nella sua immensa e buddhista comprensione del mondo, Richard Gere si abbasserebbe pure a conoscere Salvini: “Sono sicuro che non è come si presenta in pubblico. Avrà una famiglia, figli, genitori. Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso. La vita può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore”. Per parafrasare La grande bellezza: “Quante certezze Richard, non so se invidiarti o provare una forma di ribrezzo”.

 Cristina Gauri

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