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Se anche la maternità “non è un valore condiviso”: a Milano non solo oscurantismo ma molto peggio

by Stelio Fergola
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statua maternità

Roma, 8 apr – La statua della maternità a Milano “non s’ha da fare”, come abbiamo avuto il “piacere” di constatare l’altro ieri. Giusto utilizzare la ben nota citazione manzoniana dei bravi, perché bravi vuol dire scagnozzi, mafiosi ante-litteram del Seicento italiano, non molto diversi per stile e imposizioni da quelli operanti tra XIX, XX e pure XXI secolo. Perché il discrimine è sempre quello: non azzardarsi a contestare la distruzione in atto. In nessuna forma, neanche artistica.

Il no alla statua della maternità è ben oltre l’oscurantismo

Su queste pagine abbiamo usato la parola “oscurantismo” riferito alla “bellissima” azione della giunta di Beppe Sala. Il che, sia chiaro, è giustissimo. Ma rifiutare una statua rappresentante la maternità va ben oltre la semplice repressione ideale e la solita dittatura Lgbt sempre in agguato. Qualcuno sulla stampa meno orientata ha ricordato e quanto negare la visiblità a una statua del genere offenda prima di tutto il mondo femminile, che della maternità non dovrebbe vergognarsi affatto salvo odiare proprio sé stesso a livello addirittura escatologico. Si è anche derisa l’iniziativa ritenendola ridicola, e in quest’ultima sede non sono della stessa opinione perché, al di là della manifestazione estetica goffa di una faccenda simile, penso che il simbolismo abbia un valore. Perfino per delle personalità mediocri come quelle che sono nelle stanze delle decisioni del Comune di Milano. Quel valore – anche in questo caso distruttivo – è un messaggio chiaro e inequivocabile.

Nessuna voglia di futuro

Come fa una donna che allatta a non essere un “valore condiviso”? Qui si va ben oltre la semplice ostilità ideologica ma si marcia dritti verso quella genetica. Certamente per le solite influenze arcobaleno, ma ci interessa relativamente di fronte al risultato: l’ennesimo passetto, ovviamente forzatissimo, verso l’estinzione. Forse addirittura come esseri umani, più che come “semplici” italiani, bianchi, europei e via citando tutte le colorazioni che non hanno dignità di sopravviere per liberal-progressitsti e infami compagni. Ben oltre quella già odiosa impostazione, già, perché se si parla di maternità si parla davvero di tutti. Di come veniamo al mondo. Di come in teoria dovremmo moltiplicarci. Se neanche una madre è un valore condiviso (non il temutissimo patriarcato, non il razzismo inventato, non il fascismo buttato in pista ogni volta a caso, ma una cavolo di donna che mette alla luce un figlio e lo nutre, cioè tutti noi, perfino Sala). allora si dovrebbe avere la buona pace di urlare ai quattro venti che si desidera lo sterminio tacito, piuttosto che cimentarsi in quelle che il Giornale a mio modo di vedere minimizza troppo definendo “pagliacciate”: si tratta di un atto simbolicamente molto più grave. Le pagliacciate sono innocue, questa no.

Stelio Fergola

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