Milano, 12 lug – Calcoli, fair play finanziario, schemi, Berlusconi, Mihajlovic, rosso e nero, reti, Europa, scudetti, strafottenza e sfrontatezza, prendete tutto questo e assaggiatene il gusto, perché in Italia può tornare sua maestà Zlatan Ibrahimovic.
Lo svedese, con origini bosniache, non sembra gradire l’interesse del Psg per Cristiano Ronaldo e sopratutto sembra non sopportare più il fatto che Nasser Al-Khelaifi, patron della formazione parigina, non gli riserbi, ancora una volta, il piedistallo fatato del firmamento d’oltralpe. Ibra, per inciso, si è stufato della Francia, come non ricordare il suo sfogo con insulti annessi a tutto il globo gallico, dopo la sconfitta dello scorso marzo contro il Bordeaux, ma non sembra ancora pronto ad andare a svernare in riva ai fantamiliardi, ricordiamo che attualmente percepisce 12 milioni di euro, statunitensi o del medio oriente. Per questo la soluzione è l’Italia.
A Milano lo aspettano, la sponda nerazzurra si gioca le sue carte, ma la vera suggestione è il diavolo, il diavolo rossonero. Fughiamo subito ogni dubbio, Bacca o non Bacca, Luiz Adriano o non Luiz Adriano, l’inserimento dell’ex Ajax è una manna santa che sposta gli equilibri e gli altri attaccanti in panchina. Il Milan non può giocare con il 4-3-3, anche se Sinisa ne è un suo cultore, vista l’assenza di esterni offensivi, Cerci a parte, e i tre, appena citati, sono prime punte. Un’opzione, tra fantasia e tutti dentro, potrebbe essere il 4-3-1-2 con Zlatan trequartista, in versione inedita, e i due sudamericani ad approfittare di cotanto rifinitore. Oppure in coppia con lo stesso Bacca, uomo da profondità ed inserimenti, perfetto complemento, alla Cavani per intenderci, dello scandinavo. Ibra fa salire il livello di tutti i suoi compagni, vedere Nocerino annata 2011-12, e farebbe esplodere in pieno effetto tutto il talento di Andrea Bertolacci. Inoltre, almeno per un anno, sarebbe al riparo dalla critica di eterna delusione in terra d’Europa, visto che il Milan della stagione alle porte non disputerà, per il secondo anno consecutivo, nessuna competizione continentale.
Non è però solo la formazione meneghina a beneficiare di Ibrahimovic. Ibrahimovic è titoli sui giornali, basta fare una rassegna stampa sui quotidiani sportivi in edicola in questi giorni, trasmissioni calcistiche, polemiche, elogi, critiche, opinion leader, insulti e mai banalità. Se Paul Pogba, per il suo procuratore Mino Raiola, che gestisce anche gli interessi dello svedese, è un Monet, Ibra è un Michelangelo, arte che attraversa le ere calcistiche, in questo caso, per essere inestimabile in qualsiasi stagione della sua vita, ben più dei 5,5 milioni richiesti dal Psg per il suo cartellino. Certo Galliani deve trovare 6 milioni, per un triennale, all’anno da mettere sul piatto, ma nel volgere di una notte la scalata al tricolore diventa un piano con le fondamenta, centrale difensivo a parte.
Mr.Bee ha bisogno di un gioiello da mostrare alla sua nuova concubina, l’Italia pallonara un dopo Tevez, ma sopratutto il palato dei calciofili ha bisogno di un piede che “po esse fero e po esse piuma”. Ibrahimovic, fioretto e sciabola, unico capace, da solo, di far tornare il sole sulla serie A.
Lorenzo Cafarchio
Serie A, ecco perché abbiamo bisogno di Zlatan Ibrahimovic
188
previous post