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Londra, 11 set – “Non sarà politicamente corretto dirlo, ma la foto del suo profilo è favolosa. Mai vista un’altra così. A mani basse vincerebbe il primo premio”. Si direbbe un normale commento, anche se fatto sul social network a carattere professionale LinkedIn. Nulla di scurrile, niente di troppo elogiativo o che dia adito a doppi sensi di sorta.
Eppure, per la destinataria, l’apprezzamento pare aver oltrepassato il limite. “Il suo messaggio è offensivo. Sono collegata per lavoro, non per essere trattata come un oggetto da uomini sessisti“, la secca e piccata risposta del giovane avvocato inglese Charlotte Proudman, che ha deciso di segnalare il commento del suo collega, il 57enne Alexander Carter-Silk, ai gestori del social, riservandosi di fare altrettanto alle autorità civili.
“Gente che confonde LinkedIn con Tinder (social network specifico per gli appuntamenti più o meno galanti, ndr)”, ha commentato la Proudman in una delle numerose interviste rilasciate. Peccato che a richiedere il collegamento con il collega sia stata proprio lei, non viceversa. D’altronde, Carter-Silk non è un attempato legale di provincia ma un noto avvocato che, fra gli altri, ha appena difeso la modella Elle Macpherson in un processo sulle telefonate intercettate illegalmente.
Strategia per accrescere la propria celebrità sfruttando la leva dell’indignazione pubblica? Un sospetto sorto a numerosi osservatori, anche e soprattutto di sesso femminile. Sarah Vine del Daily Mail non esita a parlare di “opportunismo”, osservando con una buonissima dose di buon senso che “se un uomo non può più fare un complimento a una donna, il genere umano è in grossi guai“.
La Proudman non ci sta però, e rilancia denunciando il “sessismo rampante nell’ambiente legale, tra avvocati e giudici. Si continua a pensare al corpo delle donne e non alle loro capacità. Si punta al loro aspetto per esercitare potere su di loro”. Qui, di rampante, sembra esserci solo la sua volontà di far carriera.
Giuliano Lebelli
Londra, 11 set – “Non sarà politicamente corretto dirlo, ma la foto del suo profilo è favolosa. Mai vista un’altra così. A mani basse vincerebbe il primo premio”. Si direbbe un normale commento, anche se fatto sul social network a carattere professionale LinkedIn. Nulla di scurrile, niente di troppo elogiativo o che dia adito a doppi sensi di sorta.
Eppure, per la destinataria, l’apprezzamento pare aver oltrepassato il limite. “Il suo messaggio è offensivo. Sono collegata per lavoro, non per essere trattata come un oggetto da uomini sessisti“, la secca e piccata risposta del giovane avvocato inglese Charlotte Proudman, che ha deciso di segnalare il commento del suo collega, il 57enne Alexander Carter-Silk, ai gestori del social, riservandosi di fare altrettanto alle autorità civili.
“Gente che confonde LinkedIn con Tinder (social network specifico per gli appuntamenti più o meno galanti, ndr)”, ha commentato la Proudman in una delle numerose interviste rilasciate. Peccato che a richiedere il collegamento con il collega sia stata proprio lei, non viceversa. D’altronde, Carter-Silk non è un attempato legale di provincia ma un noto avvocato che, fra gli altri, ha appena difeso la modella Elle Macpherson in un processo sulle telefonate intercettate illegalmente.
Strategia per accrescere la propria celebrità sfruttando la leva dell’indignazione pubblica? Un sospetto sorto a numerosi osservatori, anche e soprattutto di sesso femminile. Sarah Vine del Daily Mail non esita a parlare di “opportunismo”, osservando con una buonissima dose di buon senso che “se un uomo non può più fare un complimento a una donna, il genere umano è in grossi guai“.
La Proudman non ci sta però, e rilancia denunciando il “sessismo rampante nell’ambiente legale, tra avvocati e giudici. Si continua a pensare al corpo delle donne e non alle loro capacità. Si punta al loro aspetto per esercitare potere su di loro”. Qui, di rampante, sembra esserci solo la sua volontà di far carriera.
Giuliano Lebelli