Roma, 28 dic – Da un rapporto di Credit Suisse di autunno 2017 emergono dati-shock riguardo la distribuzione della ricchezza nel mondo. Dal rapporto in questione si evince infatti che l’1% della popolazione del pianeta detiene metà della ricchezza totale mondiale. L’altro lato della medaglia è quasi inquietante: la metà più povera degli esseri umani (circa 4 miliardi di persone) ha nelle proprie mani appena l’1% della ricchezza globale. E’ il trionfo del capitalismo. La teoria del “pesce grande mangia pesce piccolo”, a maggior ragione se si pensa che questo gap tenderà ad aumentare ancor di più. E il calcio, una volta abbandonata la sua definizione di “sport delle masse” per abbracciare a tutti gli effetti quella di “settore economico”, non fa eccezione. È anzi la perfetta riproduzione in scala di ciò che avviene nel mondo normale. Pochi grandi ricchi e tanti comprimari schiacciati dalla prepotenza dei signori del calcio.
Pochi che si ribellano allo stato delle cose e tanti che si arrendono al fatalismo di esse. Tra i pochi che hanno scelto di ribellarsi c’è Silvio Baldini, allenatore a gratis della Carrarese. Una scelta, o per meglio dire una vera e propria presa di posizione, contro il calcio-business dal quale era rimasto ai margini per ben sei anni ovvero dall’ultima – breve – esperienza sulla panchina del Vicenza. Ma come ci è arrivato, Baldini, alla decisione di allenare senza stipendio? Dalla fine della sopraccitata esperienza alla guida dei berici, mai più un incarico fino a questa nuova esperienza alla guida dei carrarini iniziata la scorsa stagione. In primis per il suo carattere spigoloso e poco incline ad adattarsi ai personaggi “plastificati” e politicamente corretti del calcio moderno. A supporto di ciò, ci sono alcuni episodi fuori dalle righe nel corso della sua carriera in panchina, come le polemiche scoppiate dopo il caso-Zoro – quando il nostro protagonista sostenne che anche in Africa vi è un razzismo al contrario – oppure il calcio nel sedere al collega Di Carlo in occasione di una lite in panchina durante Parma-Catania del 2007.
Il secondo motivo è una serie di risultati deludenti durante le sue ultime esperienze lavorative, e si sa che nel calcio turbocapitalista di oggi i risultati contano molto più del lato tecnico o del bel gioco. Infine, il terzo motivo alla base di un’assenza così lunga è una serie di proposte rifiutate dal tecnico, e tutte con la stessa motivazione: il non-interesse a lavorare con dirigenti calcistici “ladri ed incompetenti”, come li ha definiti Baldini in numerose interviste alla stampa. Solo disoccupazione e tante partite in tv, fino a febbraio 2017 quando la nuova dirigenza dei gialloazzurri lo contatta per cercare di portare alla salvezza una Carrarese invischiata nella lotta per non retrocedere. Baldini ringrazia e rifiuta l’incarico, ma rilancia: “Nel frattempo mi documento, chiamatemi a giugno e vengo ad allenare gratis”. Così è. A settembre del 2017, Baldini diventa allenatore della squadra dei marmi. Senza stipendio, con la proprietà che gli paga solo i contributi previdenziali per obbligo di legge. Solo un premio in caso di promozione in Serie B e la clausola che prevedeva un cospicuo buonuscita in caso di esonero, alla quale ha rinunciato in questa stagione non appena ha appurato la totale trasparenza e serietà della proprietà. Lavorare a gratis per passione e per amore verso le proprie radici ( il padre di Silvio Baldini era un operaio presso le cave di Carrara), è quantomeno rivoluzionario in un mondo di giovani che mettono in secondo piano la propria dignità in cambio di pochi spiccioli a tempo rigorosamente determinato in una delle tante multinazionali che di giorno in giorno massacrano i diritti dei lavoratori.
Certo, va detto che Baldini ha avuto la fortuna di guadagnare tanto nel corso della sua carriera, ma ciò non sminuisce affatto la sua scelta. Una scelta autentica a difesa di una torre di valori non negoziabili. Identità, dignità, libertà. A Carrara si vive il calcio in un modo nuovo, con i giocatori che passano insieme tutta la giornata tutti i giorni, fin dall’ora della colazione. In sostanza, Baldini è il condottiero di un manipolo di ragazzi che sono la risposta per le rime al calciobusiness, che quest’anno ha contagiato definitivamente anche la cara Serie C. Con l’avvento della Juventus U23, capofila di quelle “squadre-b” che dovrebbero essere il mezzo per far crescere i giovani della futura nazionale e invece vedono tra le loro fila giovani stranieri come Mavididi prelevato dall’Arsenal per 2 milioni di euro( alla faccia della futura nazionale…). E poi con il Monza passato nelle mani di Silvio Berlusconi, il quale cerca di ricostruirsi una verginità etica parlando di “giovani, italiani, non tatuati e con i capelli ordinati” quando il suo Milan stellare fu tra i primi a trarre vantaggio dalla sentenza Bosman che ha infarcito di stranieri il nostro calcio e tra i primi a portare il pallone del Belpaese in una dimensione sempre più lontana dal calcio della gente. Oggi la Carrarese guida il girone A della Serie C trascinata dai gol del trentanovenne Ciccio Tavano, a dimostrazione che vivere di ideali sani è l’elisir per una nuova primavera di bellezza. La grande bellezza della Carrarese di Silvio B. I supereroi contro il capitale.
Francesco Daniel Severi
Silvio Baldini e il suo calcio (vero) al business
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