Roma, 31 dic – La parola “teatro” deriva dal greco ϑέατρον, ovvero “guardare con attenzione”; la parola indicava in origine, oltre che l’edificio per le rappresentazioni drammatiche, anche l’apparato architettonico per assemblee e orazioni.
Dalle tragedie della Magna Grecia, alle sonate di Paganini, passando per le opere di Verdi fino alle pièce di Albertazzi, l’Italia ha ospitato la grande storia della rappresentazione culturale nei suoi innumerevoli teatri sparsi per la penisola ed entrati a loro volta, di diritto, nella storia. Non solo però la Scala di Milano e la Fenice di Venezia. Esistono infatti molte altre realtà teatrali sorprendenti da non lasciarsi sfuggire. Qui di seguito ne son riportate 15 di notevole interesse.
Sempre nella Magna Grecia va segnalato il Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria. Edificato nel 1931, in seguito al terremoto del 1908 che compromise il vecchio teatro, è ancora oggi un edificio di estrema bellezza che unisce perfettamente il retaggio classico con le esigenze moderne. Intitolato al compositore calabrese Francesco Cilea, dimostra tutto il potenziale d’una città ancora troppo sottovalutata.
Adiacente al Castello Carlo V, sorge a Lecce il Teatro Politeama del 1884. Riconosciuto nel 1976 come “teatro di tradizione” e nel 1979 dichiarato monumento nazionale, deve il suo prestigio alla direzione artistica a partire dal 1926 di Tito Schipa, grande tenore, colui che fece realizzare la moderna fossa orchestrale wagneriana chiamata “golfo mistico”.
“’O San Carlo p’ ‘a grandezza, ‘o Bellini p’ ‘a bbellezza.” È un detto popolare di Napoli che sottolinea la magnificenza dell’ottocentesco Teatro Bellini, tempio della lirica ma anche della prosa dialettale e soprattutto dell’operetta. Dopo anni di declino e di chiusura, fu Tato Russo, nel 1987 a salvare il Bellini da una sicura distruzione, così che ancora oggi i Partenopei possano godersi un valido “rivale” del San Carlo.
Salerno possiede un gioiello: il suo Teatro municipale Giuseppe Verdi, una struttura lignea dell’Ottocento, con quattro ordini di palchi e un loggione. La vera meraviglia sono le decorazioni del soffitto raffiguranti Rossini e i suoi personaggi, ma anche il sipario è istoriato con la cacciata dei Saraceni di Domenico Morelli. Infine, perfino i palchi sono ornati con effigi a medaglione di personaggi come Dante, Alfieri, Leonardo, Giotto, Michelangelo, Verdi ecc. Una vera estasi per gli occhi.
Con soli 99 posti, il Teatro della Concordia a Monte Castello di Vibio, provincia di Perugia, è il teatro all’italiana più piccolo al mondo. Una miniatura in stile goldoniano già attiva nel 1808 e finemente affrescata, che con meno di 200 metri quadri è la dimostrazione che “la civiltà non si misura a cubatura né a metri quadri”, come lasciarono scritto le nove famiglie che lo edificarono.
Nel 1765 quarantasei nobili maceratesi si occuparono della realizzazione di un nuovo teatro cittadino nello spazio prima occupato dalla vecchia Sala della Commedia. L’incarico venne saggiamente affidato al più grande architetto teatrale dell’epoca: Antonio Galli, detto il Bibiena. Inaugurato nel 1774 e intitolato nel 1884 al musicista maceratese Lauro Rossi, la caratteristica forma a campana dell’ambiente con tre ordini di palchi e il loggione lo rende uno dei primi e più eleganti esempi di teatro all’italiana.
Le Marche custodiscono moltissimi teatri invidiabili. Uno tra i più affascinanti è sicuramente il Teatro Pergolesi di Jesi, intitolato al noto compositore locale. Costruito a fine ‘700 venne inaugurato nel carnevale del 1798, ma non alla presenza dei nobili finanziatori quanto a quella del popolo e dei giacobini, che nel frattempo avevano invaso la città in seguito alla vittoria napoleonica e al trattato di Campoformio. Sia il soffitto che il sipario sono decorati con eccezionale gusto.
Parlando di teatro è obbligatorio far riferimento a Parma, una città d’arte che non ospita però soltanto il famoso Teatro Regio. Nello scrigno del Palazzo della Pilotta è infatti incluso il seicentesco Teatro Farnese, l’allora teatro di corte dei duchi di Parma e Piacenza. Una sala ad U fuori dal tempo in abete rosso ricoperta di stucchi che ricordano il marmo e statue mitologiche in gesso. Una perla a dir poco.
Esempio massimo del Rinascimento padano è il Teatro all’Antica di Sabbioneta, provincia di Mantova. Progettato dallo Scamozzi per volere di Vespasiano Gonzaga è tra i primi esempi di teatro moderno al mondo, sebbene le sculture e gli elementi architettonici interni richiamino l’antichità classica. Rientrante oggi tra i beni UNESCO, il teatro di Sabbioneta compone perfettamente il progetto perseguito di città ideale del ‘500.
Nella sorprendente quanto unica cornice del Vittoriale a Gardone Riviera, esiste un anfiteatro vista lago tra i più suggestivi al mondo. “Una conca marmorea sotto le stelle”: così Gabriele d’Annunzio immaginava il teatro ideale per rappresentare i propri spettacoli, sull’esempio di quello di Wagner a Bayreuth. Il Vate non ebbe la fortuna di vederlo completato, fu inaugurato infatti solo L’8 agosto 1953 con un concerto dell’Orchestra del Teatro alla Scala.
Infine, non può mancare il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, un’opera d’arte di primo ottocento ispirata alla Scala di Milano. Sede di importanti opere e di diverse prime, coi suoi 1300 posti a sedere genera un’atmosfera mozzafiato, anche grazie alle cariatidi decoranti i palchi, all’oro degli stucchi e al soffitto magicamente impreziosito. Grande musica e grandi voci a due passi dal mare.
Alberto Tosi
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Articolo commovente che ci illustra ancora una volta le bellezze, sia artistiche che strutturali,del nostro tanto invidiato paese che molti da dentro e da fuori tentano di deturpare e sminuire….. ciò che hanno costruito architetti,ingegneri e mastri carpentieri nobilitato dall’espressione artistica dovrebbe generare ammirazione (per tanta bellezza) e ricordare ai mentecatti che da cinque anni ci governano che prima ci sono gli italiani e le opere italiane poi se restano tempo e risorse si può guardare ad altro. Auspichiamo che la dittatura rossa possa finire al più presto…..concludo sottolineando come uno dei gravi errori commessi nel dopoguerra in poi sia stato quello di affidare arte e cinematografia nelle mani dei sinistri,o almeno gran parte di esse.
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