Milano, 16 mag – Luci sulla Croisette: è iniziata la sessantottesima edizione del Festival di Cannes. E come ogni anno l’attenzione dei media passa dalle mutandine della Marceau ai look da red carpet delle stelle hollywoodiane. Come a dire, manca – e si sente – la presenza di quel genio che risponde al nome di Lars “persona non grata” Von Trier.
Ovviamente a noi dei lustrini e delle paillettes interessa poco. Ecco quindi che proviamo a parlare di Cinema suggerendo cinque dei film presentati “da vedere”:
- Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
E’ ormai noto a tutti che questa edizione del Festival ha assunto per l’Italia un sapore particolare. Sono infatti, per la prima volta, ben tre i film italiani in concorso: l’attesissimo Youth di Sorrentino, Mia Madre di Nanni Moretti ed appunto Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Il motivo per cui “consigliamo” quest’ultimo è semplice, Matteo Garrone è bravo. Balzato agli onori del grande pubblico nel 2008 per il successo mondiale di Gomorra – con cui oltre a svariati premi si aggiudicò una nomination ai Golden Globe – sono in realtà le due pellicole precedenti le “perle” del regista romano: Primo Amore e, soprattutto, L’imbalsamatore. Quest’ultimo vero gioiello del noir, in bilico tra realismo ed astrazione pittorica.
Tra atmosfere fantasy, elementi horror e grandi attori – Vincent Cassel, Salma Hayek e Toby Jones – Garrone porta questa volta sullo schermo i racconti tratti da “Lo cunto de li cunti”, raccolta di fiabe napoletane nate nel 1600 dalla mano di Giambattista Basile: ad oggi la raccolta di fiabe più antica d’Europa, a cui grandi come i fratelli Grimm si ispirarono. Inutile dire che trattasi di fiaba, e non di favola. Da vedere, insomma, non accompagnati da bambini.
- Il Piccolo Principe di Mark Osborne
Più adatto a un pubblico “giovane”, ma non solo, viene presentato fuori concorso la trasposizione cinematografica del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, il Piccolo Principe. Un vecchio ed eccentrico aviatore e la giovanissima nuova vicina di casa attraversano, grazie alle pagine di un diario, le avventure ed i viaggi del piccolo principe, un enigmatico ragazzino giunto da un altro pianeta. I due riusciranno proprio grazie a questi racconti a creare un legame ed insieme supereranno peripezie e pericoli con l’aiuto dell’immaginazione. Dal regista di Kung Fu Panda, un tributo al racconto scritto nel 1942 e ad oggi il più tradotto al mondo.
- Mad Max – Fury Road di George Miller
Max Rockatansky è tornato, e questa volta ha il volto di Tom Hardy: erano vent’anni che George Miller era intenzionato a riportare sullo schermo Mad Max, e finalmente oggi c’è riuscito. Partiti in questo viaggio nel 1979 con Mad Max – Interceptor, il film che aveva portato al successo il genere “ozploitation” (exploitation all’australiana, ndr), e passando per altre due pellicole, siamo giunti a questa nuova e furiosa “martellata nei denti”. Il film è un reboot, si può godere senza la necessità di ripassare i capitoli precendenti – cosa che comunque consigliamo di fare per “amore” del cinema. Qui, in ogni caso, non anticipiamo nulla: sappiate solo che i fan della prima ora non rimarranno delusi. Chi invece non ha ancora incrociato per strada il “vecchio” Max, ma ama scenari post-apocalittici, è cresciuto con Ken il guerriero, e magari non disdegna le belle donne – una Charlize Theron, come sempre, divina – semplicemente, lo adorerà.
- Love di Gaspar Noé
Quest’anno, l’abbiamo già scritto, manca il nymphomaniac Von Trier. Poco male, se a sostituirlo è l’altro genio del grande schermo Gaspar Noé. E anche quest’anno, vuoi come mossa commerciale o per “reale” desiderio di destare scalpore, viene presentato il film scandalo sul sesso. Ovviamente queste sono tutte elucubrazioni da sciampiste: il chiacchiericcio fin qui avanzato si basa infatti solo sul provocatorio merchandising e sulle promesse del regista di “sperma, fluidi e lacrime”. La proiezione di Love è prevista per mercoledì 20 maggio. Noi per il momento diremo semplicemente che ripercorrendo la carriera di Noé – su tutti Carne, Seul contre tous ed Enter the Void – non avremmo potuto sperare in un regista migliore per un “film d’amore”.
- Yakuza Apocalypse di Takeshi Miike
Diciamocela tutta, Quentin Tarantino è un bravissimo “ladro”. E lo diciamo sapendo che la notizia non risulterà nuova ne’ agli amanti del regista americano, ne’ a Tarantino stesso. La realtà è che se fosse stato giapponese, il regista di Pulp Fiction sarebbe voluto nascere Takashi Miike. E questo lui lo sa benissimo: se non l’avete ancora fatto, provate a guardare la trilogia di Dead or Alive o Sukiyaki Western Django – in cui lo stesso film-maker americano compare in un cameo – e capirete di cosa sto parlando. Quando avrete finito, potrete scegliere se prendere la sterminata filmografia di Miike e ripassatela tutta – ne troverete molto di più del “pulp” – oppure guardare quest’ultimo Yakuza Apocalypse. Vi troverete tutti gli elementi che caratterizzano il cinema del giapponese: ultraviolenza, fantasy, yakuza, vampire movie e pulp. Cosa chiedere di più?
Davide Trovato