Ovviamente a noi dei lustrini e delle paillettes interessa poco. Ecco quindi che proviamo a parlare di Cinema suggerendo cinque dei film presentati āda vedereā:
- Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
Eā ormai noto a tutti che questa edizione del Festival ha assunto per lāItalia un sapore particolare. Sono infatti, per la prima volta, ben tre i film italiani in concorso: lāattesissimo Youth di Sorrentino, Mia Madre di Nanni Moretti ed appunto Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Il motivo per cui āconsigliamoā questāultimo ĆØ semplice, Matteo Garrone ĆØ bravo. Balzato agli onori del grande pubblico nel 2008 per il successo mondiale di Gomorra – con cui oltre a svariati premi si aggiudicò una nomination ai Golden Globe ā sono in realtĆ le due pellicole precedenti le āperleā del regista romano: Primo Amore e, soprattutto, Lāimbalsamatore. Questāultimo vero gioiello del noir, in bilico tra realismo ed astrazione pittorica.
Tra atmosfere fantasy, elementi horror e grandi attori ā Vincent Cassel, Salma Hayek e Toby Jones ā Garrone porta questa volta sullo schermo i racconti tratti da āLo cunto de li cuntiā, raccolta di fiabe napoletane nate nel 1600 dalla mano di Giambattista Basile: ad oggi la raccolta di fiabe più antica dāEuropa, a cui grandi come i fratelli Grimm si ispirarono. Inutile dire che trattasi di fiaba, e non di favola. Da vedere, insomma, non accompagnati da bambini.
- Il Piccolo Principe di Mark Osborne
Più adatto a un pubblico āgiovaneā, ma non solo, viene presentato fuori concorso la trasposizione cinematografica del capolavoro di Antoine de Saint-ExupĆ©ry, il Piccolo Principe. Un vecchio ed eccentrico aviatore e la giovanissima nuova vicina di casa attraversano, grazie alle pagine di un diario, le avventure ed i viaggi del piccolo principe, un enigmatico ragazzino giunto da un altro pianeta. I due riusciranno proprio grazie a questi racconti a creare un legame ed insieme supereranno peripezie e pericoli con lāaiuto dellāimmaginazione. Dal regista di Kung Fu Panda, un tributo al racconto scritto nel 1942 e ad oggi il più tradotto al mondo.
- Mad Max ā Fury Road di George Miller
Max Rockatansky ĆØ tornato, e questa volta ha il volto di Tom Hardy: erano ventāanni che George Miller era intenzionato a riportare sullo schermo Mad Max, e finalmente oggi cāĆØ riuscito. Partiti in questo viaggio nel 1979 con Mad Max ā Interceptor, il film che aveva portato al successo il genere āozploitationā (exploitation all’australiana, ndr), e passando per altre due pellicole, siamo giunti a questa nuova e furiosa “martellata nei denti”. Il film ĆØ un reboot, si può godere senza la necessitĆ di ripassare i capitoli precendenti ā cosa che comunque consigliamo di fare per āamoreā del cinema. Qui, in ogni caso, non anticipiamo nulla: sappiate solo che i fan della prima ora non rimarranno delusi. Chi invece non ha ancora incrociato per strada il āvecchioā Max, ma ama scenari post-apocalittici, ĆØ cresciuto con Ken il guerriero, e magari non disdegna le belle donne ā una Charlize Theron, come sempre, divina ā semplicemente, lo adorerĆ .
- Love di Gaspar NoƩ
Questāanno, lāabbiamo giĆ scritto, manca il nymphomaniac Von Trier. Poco male, se a sostituirlo ĆØ lāaltro genio del grande schermo Gaspar NoĆ©. E anche questāanno, vuoi come mossa commerciale o per ārealeā desiderio di destare scalpore, viene presentato il film scandalo sul sesso. Ovviamente queste sono tutte elucubrazioni da sciampiste: il chiacchiericcio fin qui avanzato si basa infatti solo sul provocatorio merchandising e sulle promesse del regista di āsperma, fluidi e lacrimeā. La proiezione di Love ĆØ prevista per mercoledƬ 20 maggio. Noi per il momento diremo semplicemente che ripercorrendo la carriera di NoĆ© ā su tutti Carne, Seul contre tous ed Enter the Void ā non avremmo potuto sperare in un regista migliore per un āfilm dāamoreā.
- Yakuza Apocalypse di Takeshi Miike
Diciamocela tutta, Quentin Tarantino ĆØ un bravissimo āladroā. E lo diciamo sapendo che la notizia non risulterĆ nuova neā agli amanti del regista americano, neā a Tarantino stesso. La realtĆ ĆØ che se fosse stato giapponese, il regista di Pulp Fiction sarebbe voluto nascere Takashi Miike. E questo lui lo sa benissimo: se non lāavete ancora fatto, provate a guardare la trilogia di Dead or Alive o Sukiyaki Western Django ā in cui lo stesso film-maker americano compare in un cameo ā e capirete di cosa sto parlando. Quando avrete finito, potrete scegliere se prendereĀ la sterminata filmografia di Miike e ripassatela tuttaĀ – neĀ troverete molto di più del āpulpāĀ – oppureĀ guardare questāultimo Yakuza Apocalypse. Vi troverete tutti gli elementi che caratterizzano il cinema del giapponese: ultraviolenza, fantasy, yakuza, vampire movie e pulp. Cosa chiedere di più?
Davide Trovato