Home ยป Il terrore รจ una sfida politica. Ecco come possiamo sconfiggerlo

Il terrore รจ una sfida politica. Ecco come possiamo sconfiggerlo

by Adriano Scianca
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terorrismoRoma, 21 nov – Il terrorismo globale รจ un fatto del โ€œpoliticoโ€ che resta spesso impensato e incompreso. Complice lโ€™emotivitร  che inevitabilmente accompagna atti eclatanti e cruenti, fatica a trovare spazio unโ€™osservazione lucida del fenomeno.
Puรฒ risultare utile allora tentare di contribuire a un chiarimento della questione con delle brevi osservazioni, suscettibili senzโ€™altro di rettifica e ampliamento.

Come si configura il terrorismo? Cosโ€™รจ ciรฒ che chiamiamo, oggi, terrorismo?
Terrorismo รจ una forma di guerra asimmetrica, senza confini, che ha come scopo primario quello di provocare morte e distruzione indiscriminate e come obbiettivo secondario quello di indurre un perenne stato di insicurezza e paura nei suoi nemici. Solo a un livello superficiale รจ mosso da motivazioni religiose.
Il fatto che il terrorismo non presenti obbiettivi chiari e realizzabili non diminuisce la sua portata politica. Il terrorismo infatti interessa in massimo grado la sfera della cosa pubblica in quanto considera suoi nemici non solo i governi ma anche i civili dei paesi che colpisce. Il terrorismo dispiega dunque una guerra totale in senso pieno, avendo dalla sua perรฒ il mimetismo e lโ€™ubiquitร . Come un cavallo di Troia, questa forma di guerra cresce grazie alla parabola dellโ€™accoglienza e si cela in seno allo stesso nemico, mostrandosi nella sua aperta ostilitร  solo nel momento dellโ€™attacco. Non รจ una lotta tra eserciti tradizionali, รจ appunto una forma di guerra asimmetrica tra autoritร  legali e combattenti irregolari e invisibili.

Fintanto che si continuerร  a parlare di terrorismo come follia o male da annientare, si faticherร  a comprendere appieno un fenomeno che รจ politico e si configura come uno strumento, il piรน estremo, di interessi di potere.
Lโ€™origine della guerra senza confini e senza fine รจ da individuare nellโ€™abolizione del concetto di nemico. Almeno dallโ€™inizio della Seconda Guerra Mondiale (ma forse giร  dalla Rivoluzione Francese e dalla guerra civile americana) lโ€™occidente non รจ capace di individuare il nemico perchรฉ non sa piรน fare la guerra. La guerra come opposizione di due nemici animati da ragioni di pari dignitร  cessa di esistere quando lo scontro armato si trasforma nella lotta di annientamento del bene contro il male. Gli interventi militari sono oggi azioni con cui si impone la veritร  sulle tenebre, il migliore dei mondi possibili su oscurantismo e arretratezza. Perciรฒ non si fronteggiano due ragioni ma una ragione e un torto: non cโ€™รจ conciliazione possibile. Partendo da questi presupposti, รจ facile capire come il terrorismo globale sia un prodotto delle stesse distorsioni occidentali, la nemesi che si nutre della sua stessa tracotanza.

I terroristi vengono addestrati, finanziati, armati e tutelati da una rete globale che evidentemente gode di vaste coperture. Partendo da questo presupposto, non รจ difficile cogliere come il terrorismo venga spesso utilizzato dai paesi occidentali come un mezzo per conseguire i propri scopi in regioni dโ€™interesse strategico senza intervenire in modo aperto o unilaterale. La destabilizzazione provocata dal terrorismo spesso รจ lo sprone alla mobilitazione dei partner militari e al loro coinvolgimento sotto la supervisione della potenza egemone di turno.
Quella che รจ senza ombra di dubbio unโ€™arma a doppio o triplo taglio, viene ampiamente utilizzata per obbiettivi a breve o medio termine, che possono essere conseguiti con maggior rapiditร  giocando anche sullโ€™emotivitร  dellโ€™opinione pubblica.
Nella situazione attuale di guerra intestina e invisibile, lโ€™Europa dovrebbe sforzarsi di trovare una forza tranquilla, un centro indistruttibile che affondi nella sua cultura millenaria, e che le permetta di affrontare con lucida consapevolezza i tempi che si prefigurano. Benchรฉ questa sia una pia illusione, vale la pena di tratteggiare rapidamente i termini della questione.

Se il terrorismo รจ โ€œcosaโ€ politica, la risposta deve essere politica. Ciรฒ significa che bisognerebbe operare a tutto campo: diplomatico, economico, mediatico e militare. A livello diplomatico ed economico significa isolare le fazioni terroriste e i loro protettori, non cooperare in alcun modo con esse e anzi operare al fine di limitarne il campo dโ€™azione localizzandolo, restringendolo e mettendolo in piena luce. Sul piano mediatico, il campo di battaglia a cui il terrorismo ambisce piรน dโ€™ogni altro e su cui puรฒ dispiegare in profonditร  la sua azione destabilizzante, bisognerebbe studiare una controffensiva della pacatezza e del contegno contro lโ€™attuale eccitazione comunicativa. Il terrore perderebbe cosรฌ la cassa di risonanza ai suoi attacchi.
In campo militare si potrร  agire efficacemente soltanto quando allโ€™ammorbante senso di colpa attuale e al pacifismo imperante si sostituiranno una visione strategica e una piena comprensione della categoria amico-nemico. Quando cioรจ si saprร  identificare il nemico, accettandolo nella sua alteritร . Se si vuole davvero fare la guerra bisogna prima di tutto tracciare il confine tra noi e loro, mettendo in campo una distinzione che sia qualificante, forte e radicata, capace cioรจ di contrastare in primo luogo internamente lo smarrimento causato dallo sradicamento occidentale.

Allora il nichilismo terrorista si troverebbe davanti un blocco di volontร  e forza che non cede alla paura e allโ€™emotivitร  ma che raccoglie la sfida e rilancia a tutto campo con visione strategica e prospettiva a lungo termine e ad ampio raggio.
Il terrorismo dispiega lโ€™ostilitร  totale spezzando in modo doloroso lo schema di un mondo di pace e felicitร  per tutti. Lโ€™integralismo rimpiazza il fallimento dellโ€™integrazione. Lโ€™internazionalismo apolide di cui si nutre non puรฒ perรฒ essere sconfitto con medicine originante dalla stessa radice avvelenata, ma puรฒ trovare risposta in quella tradizione europea che, con Omero, ha sempre concepito la guerra come un equilibrio di forze e non come regno della dismisura perpetua. Per poter fare la pace bisogna dunque prima accettare il peso della guerra, che non sempre รจ necessaria ma devโ€™essere sempre considerata possibile.

Francesco Boco

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2 comments

nota1488 22 Novembre 2015 - 3:17

In realtร  รจ una guerra razziale mascherata da guerra politico-religiosa, ma questo non deve essere detto agli Europei, in modo che possano perdere questa guerra (che sarร  l’ultima per loro, dato che spariranno come entitร  biologica).

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FB 23 Novembre 2015 - 7:18

Il terrorismo รจ un fatto reale con cui bisogna fare i conti e detto per inciso, le misure che realmente sconfiggono il terrorismo sono le stesse che mettono fine alla guerra contro l’Europa perchรฉ richiedono una presa di coscienza, una rigenerazione dell’asse culturale autenticamente europeo.

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