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La metà delle donne in menopausa e quasi i due terzi di quelle che si sono sottoposte a terapie oncologiche soffrono di atrofia vaginale. Anche le giovani anoressiche ne sono gravemente colpite.
L’atrofia vaginale durante la menopausa
Ne è affetto il 50% delle donne durante la lunga fase menopausale, sia in menopausa naturale che indotta per varie ragioni tramite somministrazioni di farmaci ad hoc. L’atrofia vulvo vaginale è tecnicamente una condizione cronica, che deriva dal progressivo cambiamento della struttura del tessuto della vagina e della vulva: l’avanzare dell’età porta ad una diminuzione del livello di estrogeni, con conseguente compromissione della naturale lubrificazione degli organi.
La condizione è particolarmente sgradita e merita attenzione, poiché tendenzialmente va ad aggravarsi lungo un terzo della vita femminile. Interessa all’incirca una donna su due in menopausa e comporta secchezza, irritazione, riduzione anche significativa dell’elasticità dei tessuti con conseguente dolore durante i rapporti sessuali od una semplice visita ginecologica interna: per questo è fondamentale il ricorso ad un lubrificante intimo adeguato alla condizione, scelto secondo gli ingredienti base più adatti alla persona.
Oltre ad avere un impatto fortemente negativo sulla sfera intima della coppia, affligge anche la qualità della vita della donna per portare problemi del sistema urinario come cistiti, incontinenza ed infezioni vaginali. Tuttavia, ancora oggi, questa patologia viene spesso sottovalutata dalle donne stesse, non pienamente consapevoli che la situazione sia destinata a peggiorare.
L’atrofia vulvo vaginale ed i tumori
Le donne sono particolarmente esposte all’insorgenza di carcinoma della mammella, con ben 50.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno in tutta Italia. Per questo genere di neoplasie sensibili agli estrogeni, allo stato attuale i trattamenti oncologici inducono artificiosamente la menopausa: il cambiamento ormonale combinato allo stress indotto dall’iter terapeutico portano molto spesso l’atrofia vulvo vaginale, con un livello di gravità maggiore rispetto alle donne in menopausa naturale. In queste situazioni è ancora più importante la valutazione multidisciplinare, poiché in molti casi le pazienti vivono ancora un’età sessualmente attiva che mal si concilia con le conseguenze dell’atrofia.
Diagnosi e cura dell’atrofia vaginale
Quasi sempre i medici fanno ricorso alla propria esperienza clinica con esame visivo e ascolto della paziente per diagnosticare l’atrofia, ma esistono anche scale di misurazione oggettive: è il caso del Vaginal Health Index, uno strumento che il dottore può utilizzare per valutare 5 parametri (elasticità vaginale, secrezioni vaginali, pH, mucosa epiteliale, idratazione della vagina) al fine di calcolare il valore che definisce l’eventuale presenza ed il livello di severità della condizione atrofica.
Attualmente si dispone di un vasto ventaglio terapeutico, sia di tipo ormonale che non ormonale. Riguardo alla terapia ormonale è in uso da molti anni la somministrazione estrogenica per via vaginale, mediante ovuli, gel, creme o compresse ad anello da perseguire nel tempo. Per quanto riguarda la terapia non ormonale, invece, si ricorre all’uso dei lubrificanti intimi ed anche tecniche fisiche tipiche della medicina estetica.
La raccomandazione è sempre quella di trovare il miglior compromesso per convivere con il proprio corpo, evitando di spingersi verso situazioni estreme come la nonna diventata mamma surrogato.