Roma, 28 gen – “De Zerbi? Il modo in cui fa giocare le sue squadre è contro-culturale rispetto all’Italia, sta trovando una strada differente nel calcio e un esempio incredibile era il Sassuolo”. Se fuori dal campo il personaggio di Josep Guardiola non ci scalda particolarmente il cuore – anzi, tutt’altro – quando l’ex centrocampista di Barcellona, Roma e Brescia disquisisce di pallone è cosa saggia stare ad ascoltarlo. Se non altro perché, solo da allenatore, ha vinto qualcosa come dieci campionati nazionali e due coppe dalle grandi orecchie.
Sollecitato dai giornalisti albionici nella conferenza stampa antecedente la gara contro il Brighton – era la seconda metà dello scorso ottobre – l’attuale tecnico del Manchester City utilizzò parole al miele per il collega italiano. Con De Zerbi solamente da poche settimane alla guida della squadra rappresentante l’omonima località costiera (resa famosa dalle risse della pellicola Quadrophenia), il catalano definì l’impatto del giovane bresciano sul calcio inglese potenzialmente “massiccio”.
De Zerbi, le prime panchine
Numero dieci (come quelli di una volta), da giocatore Roberto De Zerbi non è mai riuscito a far esprimere completamente tutta la qualità presente nel suo piede mancino. Le giovanili a Milanello, la gavetta in terza serie e il campionato cadetto. No, non poteva bastare: ed ecco che, con ancora gli scarpini nei piedi, il “piccolo genio” consegue – novembre 2012 – il patentino da allenatore. Una scalata che si rivela rapidissima e lo porta in tre stagioni dai campi sportivi della provincia lombarda a Palermo. Passando per Foggia, dove vince la Coppa Italia di Lega Pro. Ma in quella Serie A appena sfiorata da calciatore bisogna fare i conti con l’eccentricità di patron Zamparini. Alle poche settimane siciliane segue l’altrettanto sfortunata parentesi di Benevento. Le streghe giocano bene ma a fine stagione (2017/18) retrocedono.
Sassuolo, il salto di qualità
L’occhio lungo della dirigenza del Sassuolo lo porta quindi in Emilia. E proprio dove “dalla roccia sono sorte gemme” la contro-cultura calcistica di De Zerbi inizia a mostrare il suo balcone fiorito. In un pallone che sempre più spesso soffoca il talento italico, l’emergente allenatore fa sbocciare giovani fiori. Uno dopo l’altro: Locatelli, Sensi, Berardi, Raspadori. Solo per citare quelli entrati in pianta stabile nel giro della nazionale.
Nel De Zerbi-pensiero infatti prima si migliora la qualità dei singoli e più velocemente aumentano i giri del gioco. Il cui pallino ovviamente deve rimanere nei piedi dei suoi undici atleti. L’esperienza da calciatore che contamina il percorso da allenatore: essere numeri dieci non sarebbe un semplice posizionamento, ma un fattore psicologico, una predisposizione all’intuizione. Ecco che allora nella terra del corto muso, nel paese della palla lunga e pedalare il Sassuolo si presenta con diversi papabili “dieci” contemporaneamente. Nella regia bassa, nel canonico ruolo dietro le punte, ma anche sugli esterni.
Curriculum europeo: Shakhtar e Brighton
Breve e vincente – la Supercoppa locale – l’esperienza in terra ucraina con l’ambizioso Shakhtar. L’incombere della guerra lo costringerà infatti per cause di forza maggiore a risolvere anzitempo il biennale: i minatori di Donetsk guidavano comunque la classifica.
Infine la sopracitata avventura inglese. Iniziata da pochi mesi (e a stagione in corso) ma già positiva. Dopo un avvio altalenante – due punti in cinque gare – l’attuale sesto posto in classifica permette al piccolo Brighton di sognare l’Europa, traguardo mai raggiunto dal gabbiano biancoblu. Quattro mesi e già un paio di scalpi importanti, quelli delle ricchissime Chelsea e Liverpool. Regolate non con vittorie di misura, ma in maniera netta, entrambe con tre reti di scarto. Anche un mostro sacro come Klopp (“la gara più brutta della mia carriera”) si è dovuto quindi inchinare all’italiano.
Dopo il 3-0 ai reds il nostro è “rimasto sveglio fino all’alba per riguardare la partita. Per studiare.” Ricerca del risultato attraverso la cura del particolare, propensione al gioco adeguandosi ai ritmi di un calcio fisico e verticale. Un vero peccato che nessuna grande società italiana ci abbia scommesso sopra: sollecitato su un possibile futuro in Italia per il momento il bresciano preferisce glissare. Quello di De Zerbi sarebbe un importante ritorno per tutto il movimento.
Marco Battistini