Milano, 10 gen — Prima si trattava di un’aggressione, il gesto isolato di una banda di balordi a Capodanno; poi i «gesti isolati» compiuti dal branco sono diventati tre, poi cinque. Tutte ragazze giovanissime, isolate dal gruppo, circondate e molestate sessualmente da un branco composto da decine di giovani stranieri, probabilmente egiziani. Ebbene, oggi pomeriggio il numero di vittime di quella notte di San Silvestro in Piazza Duomo, a Milano,  è salito a nove. La Procura di Milano, che indaga per violenza sessuale di gruppo insieme alla squadra Mobile, ha identificato altre quattro giovani ragazze rispetto alle cinque vittime degli abusi di Capodanno. Il gruppo di violentatori è sempre lo stesso.

Molestie a Capodanno, le vittime salgono a nove

«Ci stavamo guardando in giro, c’erano i fuochi d’artificio e la musica», è il racconto di una delle due studentesse tedesche vittime delle violenze di Capodanno. A un certo punto si rende conto della torma di stranieri che la circondano, velocemente, e non le danno via di scampo. «Ho capito che mi stavano molestando. Volevamo scappare ma c’era troppa gente, non potevamo andarcene». Le due sono in trappola. L’amica che è con lei cade a terra mentre il «branco» seguita «a spingerci in modo molto aggressivo e a un certo punto ho sentito mani dappertutto, anche dentro il reggiseno che mi è stato praticamente strappato».

La polizia non ha fatto nulla

Prosegue la vittima: «all’improvviso c’erano decine di persone addosso a noi e non capivo chi stesse facendo che cosa. So solo che una volta vicino alle transenne abbiamo iniziato a urlare, perché la polizia era lì». Ma non è intervenuta. Così solerte nel braccare i cittadini per controllare il green pass, ma di fronte a un esercito di immigrati ubriachi e molesti, tutti in ritirata. E sì che le ragazze hanno chiesto aiuto, come testimoniato anche dal video che le ha immortalate durante quei tragici momenti. «Ci hanno sicuramente viste, chiedevamo aiuto ma non hanno fatto nulla. Volevamo solo andarcene ma non ci aiutava nessuno e quando finalmente siamo riuscite ad arrivare dalla polizia, non ci capivano perché nessuno parlava inglese». Non male per un agente della «città che accoglie tutti», non arrivare al livello base di inglese. «Solo un fotografo ha capito e ha provato a calmarci ma eravamo sconvolte, siamo ancora sconvolte».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

2 Commenti

  1. A Milano è tutto nella norma, qualcuno lo vuol comprendere sì o no?! Basta non disturbare i manovratori altolocati di qualsiasi colore!

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