Varese, 12 ott — Un anno e sette mesi di reclusione al poliziotto di Varese che venne accusato di aver placcato e atterrato, usando un’eccessiva dose di violenza fisica, un marocchino ubriaco armato di coltello. Per l’agente è arrivata l’assoluzione dal reato di abuso di autorità contro arrestati, ma è stato giudicato colpevole di lesioni personali, falso ideologico e calunnia per aver scritto nell’annotazione di servizio che fu il nordafricano, reagendo con violenza, a provocargli una lesioni al rachide e una alla spalla. Lo riporta il sito Prealpina.
Il marocchino delinque ma a pagare è il poliziotto
I fatti risalgono a quasi tre anni fa, il pomeriggio del 9 gennaio del 2020, nei pressi del sottopasso di via Morosini. Alcuni cittadini avevano allertato la centrale operativa della Questura segnalando la presenza di un nordafricano, in preda ai fumi dell’alcol, che si aggirava con atteggiamento minaccioso e armato di due coltelli. Intervenuto sul posto per ristabilire l’ordine, il 48enne agente di polizia lo aveva scaraventato sul selciato bloccandogli un braccio ed eseguendo una brusca manovra di rotazione. Una volta a terra il poliziotto era riuscito ad ammanettarlo.
Procedura troppo violenta
Procedura che fece sbattere la testa all’immigrato facendogli perdere i sensi e che la Procura ha dunque giudicato troppo violenta. Il poliziotto si è sempre difeso sostenendo di non aver compiuto alcun abuso, «in queste circostanze la priorità è immobilizzare il soggetto e portarlo via dalla folla». Per l’agente il pm aveva chiesto due anni e 4 mesi di carcere. Per quell’episodio il marocchino aveva patteggiato per porto d’armi. Il medico del Pronto soccorso che visitò il magrebino — che venne dimesso quello stesso giorno, con una prognosi di cinque giorni — aveva parlato del clandestino come di una persona aggressiva, con tumefazioni e lievi ferite al volto ma nessuna frattura.
Cristina Gauri
6 comments
La necessità di riforma della giustizia non sarà tale se non terrà conto anche del controllo di sentenze e giudici che in nome del popolo, di fatto ne tradiscono il mandato. Il fallimento della giustizia italiana è un fatto concreto e conclamato, la fiducia dei cittadini è ormai sfiducia. La giustizia italiana ha subito una costante e progressiva intossicazione, un processo iniziato decenni fa come piano di lungo respiro, oggi diventato bega di potere per il potere. La giustizia italiana, tossica e inefficiente, è un vero freno al paese, non solo al suo sviluppo, ma anche alla suo progresso sociale e morale.
Complimenti per l’articolo e per evidenziare una notizia praticamente assente nell’informazione mainstream.
Dobbiamo passare al sistema USA. Del resto se si pretende che Biden sia alla guida delle nostre opzioni per ammazzare i russi, possiamo anche adottare gli stessi metodi per ammazzare i clandestini.
E il nome del giudice? L’informazione dovrebbe essere completa.
La prossima volta invece di chiamare la polizia chiamate le guardie svizzere.
Spero che al giudice un clandestino riservì alla sua famiglia la stessa cosa e gli agenti non devono intervenire
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