Bolzano, 8 giu – Una triste fine per la femmina di aquila reale uccisa dalla fucilata di un bracconiere mentre stava covando nel proprio nido. Morti anche i due piccoli, già completamente formati all’interno delle uova. E’ successo lo scorso 16 maggio a Gais, Alto Adige. Ne dà notizia – proprio a pochi giorni dalla morte dell’elefantessa incinta che ha scosso e commosso il mondo animalista – l’associazione sudtirolese no profit Naturtreff Eisvogel, che offre mille euro di ricompensa a chiunque abbia informazioni sull’autore del gesto.
L’associazione stigmatizza l’accaduto in un comunicato postato su Facebook: «L’aquila reale è un rapace davvero imponente, il re dei cieli, simbolo di libertà e per di più il nostro animale araldico tirolese – spiegano – È un predatore straordinario e per questo, in tempi poveri quando gli umani dovevano ancora combattere per ogni risorsa, veniva perseguito da cacciatori e pastori, perché rappresentava una concorrenza per la selvaggina e il bestiame». Purtroppo, prosegue Naturtreff Eisvogel, «in alcune menti arretrate, ancora oggi, dove nessuno deve più combattere con la natura per la nuda sopravvivenza, il concetto delle cosiddette “specie nocive” è rimasto. Questo modo di pensare probabilmente ha portato all’atto assolutamente spregevole dell’uccisione di un’aquila reale sui pendii sopra Gais». Grande lo sdegno espresso contro il tiratore, che «ha sparato all’uccello mentre stava covando, non preoccupandosi di lasciare lentamente morire eventuali giovani nel nido per il freddo o per la fame».
L’associazione auspica quindi una condanna severa per il responsabile del gesto e «chiunque conosca l’identità del colpevole deve essere consapevole, che con il suo silenzio, è complice della distruzione di un patrimonio naturale che appartiene a tutti noi». E concludono facendo «un appello alla coscienza di tutti al fine di scoprire il responsabile di questa azione» e fissando «una ricompensa di 1.000 € per chiunque abbia informazioni sull’autore».
Anche la Lega per l’abolizione della caccia (Lac) chiede l’intervento da parte delle autorità provinciali. «Chiediamo al Presidente della Provincia autonoma di Bolzano che siano svolte indagini scrupolose per affidare alla giustizia chi si è macchiato di un’azione tanto abietta e che sia fatto di tutto per impedire che tali atti di bracconaggio abbiano a ripetersi». Il presidente dell’Associazione cacciatori Alto Adige Günther Rabensteiner bolla l’episodio come un «fatto intollerabile».
Cristina Gauri
2 comments
I responsabili sono sicuramente comunisti, probabilmente ebrei.
Sono una persona molto collegata con l’istinto naturate e primordiale ma anche con il buonsenso. Condanno queste uccisioni non necessarie. Le aquile non sono in competizione con noi, non arrecano alcun danno. Oggi la caccia è un ABOMINIO! Volete cacciare senza motivo solo per provare il brivido? Andate nella foresta con arco e frecce a cacciare un leone in branco.