Roma, 29 feb – Un virus sconosciuto che si diffonde con impressionante rapidità. Ad oggi non c’è ancora un farmaco per contrastarlo e nessun vaccino è stato trovato. In tutto il mondo però i ricercatori stanno lavorando per arrivare il prima possibile a reperire un rimedio efficace. Di progetti a riguardo ve ne sono molti, anche in Italia, dove abbiamo scienziati capacissimi nonostante i continui tagli a sanità e ricerca. Ecco quali sono i più interessanti che potrebbero portare a una svolta.
I suggerimenti dell’Oms
La scorsa settimana l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha consigliato una terapia antivirale sperimentale, utilizzata tra l’altro anche all’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. Si tratta di una terapia basata su due farmaci: un antivirale, usato anche contro l’HIV e un altro antivirale, il remdesivir, usato per il virus Ebola. Sono entrambi farmaci utilizzati per trattare i due coniugi cinesi e il ricercatore italiano che erano stati ricoverati a Roma allo Spallazani, poi guariti. Non è chiaro però se questi antivirali siano davvero una soluzione. Un apposito studio scientifico a riguardo, per testare l’efficacia in particolare del remdesivir nei casi di coronavirus, inizierà prossimi giorni al Medical Center dell’Università del Nebraska, in cui sono ricoverate alcune persone con sintomi da virus cinese. Si tratterà di uno studio di tipo “cieco”, perché ad alcune persone verrà somministrato il farmaco, mentre ad altre un placebo.
La ricerca in Israele e Francia
Gli scienziati del gruppo farmaceutico francese Sanofi, stanno invece lavorando per realizzare proteine, chiamate antigeni, ricavate dallo stesso coronavirus. Le proteine verrebbero iniettate nelle persone sane per avviare potenzialmente una reazione del sistema immunitario che potrebbe sviluppare gli anticorpi per sconfiggere il coronavirus.
In Israele, il ministro della Scienza e della Tecnologia, Ofir Akunis, ha annunciato ieri che il primo vaccino potrebbe essere prodotto da una squadra di scienziati israeliani. Akunis ha ringraziato il Migal (Galilee Research institute) per gli importanti passi avanti compiuti in questa direzione. Dal gruppo biotecnologico del Migal, si dichiarano molto ottimisti: “Siamo nel mezzo di questo processo e speriamo che tra qualche settimana avremo il vaccino nelle nostre mani. Sì, tra qualche settimana, se tutto funzionasse, avremmo un vaccino per prevenire il coronavirus”.
“Per un vaccino ci vorranno anni”
I ricercatori dell’ospedale Sacco di Milano, che hanno isolato il ceppo italiano del virus cinese, nominato Sars-cov2, hanno però spiegato oggi a Quotidiano.net che per ottenere un vaccino i tempi purtroppo non sono affatto brevi: “Ci vorranno anni. Il fatto di aver isolato il ceppo del virus è fondamentale, soprattutto per capire se è mutato rispetto al virus cinese. Però sicuramente servirà molto tempo, esistono dei passaggi formali e dei test che non possono essere ignorati”. Non è una novità, molti virologi nei giorni scorsi hanno concordato su questo. La strada, insomma, molto probabilmente è ancora lunga.
Eugenio Palazzini