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Coronavirus, il governo pensa al “modello coreano”. Schedatura di massa in arrivo

by Davide Di Stefano
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coronavirus corea del sud

Roma, 21 mar – In questi giorni abbiamo sentito più di un rappresentante del governo parlare con orgoglio di “modello italiano”. Dall’Oms alle nazioni occidentali, tutti starebbero lodando la nostra organizzazione e i nostri sforzi nel contenimento dell’epidemia di coronavirus. Eppure tutto questo non basta: i numeri sono impietosi, abbiamo di gran lunga superato la Cina per numero di morti e il picco del contagio sembra più lontano di quanto preventivato. E allora cos’è che non funziona? Per i medici cinesi arrivati in Italia per dare supporto alle autorità lombarde non si starebbe facendo ancora abbastanza: troppe persone in giro, pochi con la mascherina, servono misure più stringenti. Che il governo tra l’altro si appresta a varare, con buona probabilità il prossimo 25 marzo.

Perché alla fine in cosa consiste il “modello italiano”? E’ di fatto un “modello cinese”, basato su quarantene e chiusura totale, solo declinato sul modello politico, sociale e culturale di una democrazia occidentale. E quindi le misure sono state dovute attuare gradualmente, limitare la libertà di movimento da queste parti è un fatto grosso, noi che “non abbiamo il vantaggio della dittatura”, per citare Corrado Formigli. Ma tra i “vincitori” almeno temporanei nella battaglia per il contenimento del contagio non c’è solo la Cina, ma anche la Corea del Sud. Seul è una democrazia alleata dell’Occidente, qualcuno penserà dunque che ci sia un modo meno invasivo di contrastare il coronavirus.

Come funziona il “modello coreano”?

E invece no. Il costo del contenimento dell’epidemia si paga sempre con ulteriori limitazioni della libertà personale. Più precisamente il “modello coreano” si basa su due direttrici: tamponi a tappeto e monitoraggio costante dei cittadini attraverso app e altri dispositivi. Fermo restando la necessità dei tamponi a tappeto – che in Italia Luca Zaia richiede da giorni e in Veneto l’esempio di Vo’ Euganeo parla chiaro – appare piuttosto chiara, diversa è la questione della mappatura obbligatoria dei movimenti dei cittadini. In un primo momento la questione dovrebbe riguardare solo i contagiati, anche quelli con sintomi lievi o asintomatici. In Corea del Sud tutti quanti i circa 9 mila contagiati sono stati spiati dalle autorità, attraverso app, gps sul telefono, transazioni di denaro e videocamere di sorveglianza. 

Scordiamoci la privacy

Incrociando tutti questi dati (con completa sospensione della privacy) il governo ha realizzato un applicazione che consiste in una mappa simile a quella di google maps, dove tutti i cittadini possono accedere per controllare gli spostamenti dei loro connazionali contagiati ed evitare così le zone a rischio. L’app funziona così: sullo schermo dello smartphone ci sono tre pallini di tre differenti colori. Se un edificio è segnalato come verde vuol dire che lì dai 4 ai 9 giorni fa è transitato un cittadino contagiato. Il secondo livello è contrassegnato dal giallo, che significa che lì è passato un positivo al Covid-19 in un lasso di tempo che va dai 4 giorni alle 24 ore. Massimo livello di pericolo rappresentato ovviamente dal rosso, che indica un luogo dove un contagiato è transitato nelle ultime 24 ore.

In realtà in Corea del Sud i cittadini non hanno accesso solo all’app ufficiale del governo. Ma ce ne sono diverse, alcune indicano i movimenti dei membri della chiesa Shincheonji, origine del focolaio nel Paese asiatico. C’è poi Corona100m, scaricata da milioni di persone che individua i contagiati nel raggio di cento metri e ti avverte. Uno scenario orwelliano che presto potrebbe divenire realtà anche in Italia: “Una volta risolti i problemi legati alla privacy con una legge ad hoc”, spiega Walter Ricciardi consulente del ministero della Salute, “io ne farei una strategia nazionale e la applicherei alla Lombardia”.

Davide Di Stefano

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3 comments

Mirco Ronconi 21 Marzo 2020 - 2:52

Secondo me il fattore “schedatura” è solo una scusa per controllarci ulteriormente, e un motivo per obbligare la gente ad essere registrata/schedata, come in scandinavia che hanno abrogato un sistema con un cip sottopelle, sono assolutamente contrario, il governo deve attuare misure più serie e non di contorno!

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Sergio Pacillo 21 Marzo 2020 - 2:59

E tutto questo per il nostro bene.

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Milanes 21 Marzo 2020 - 4:09

Ricciardi usi la app per vedere chi è quanti lo mettono in culo a sua madre e ai suoi famiari.

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