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Germania, il terrorismo antifa della banda di Lina Engel

by Andrea Bonazza
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Roma, 14 giu – Ancora una volta torniamo a parlare di terrorismo. Oggi però non affronteremo i molteplici fatti e sigle che compongono il mondo del fondamentalismo religioso, ma torniamo invece ad analizzare il terrorismo politico. Questo, specie negli ultimi anni, in Germania, ha avuto una pericolosa impennata tra i movimenti e le bande collegate all’estrema sinistra della galassia “antifa”, o antifascista. Della famigerata Banda di Lina Engel e dei suoi deplorevoli atti di violenza ceca e gratuita vi abbiamo già scritto nei mesi scorsi. Fatti avvenuti per lo più in Germania e nell’Europa dell’Est, culminati con una serie di aggressioni a danno di giovani nazionalisti per le strade di Budapest. Oggi, il giornale tedesco Compact, Magazin für Souveränität (rivista per la sovranità), di Brandeburgo, ha pubblicato un preoccupante dossier che ripercorre le tappe più significative della lunga scia di sangue e odio con la quale gli antifascisti germanici hanno imbrattato mezza Europa.

Sinistra e stampa conniventi con il terrorismo Antifa

Pressoché tutta la scena della sinistra tedesca oggi chiede il rilascio di Lina Engel, in prigione dopo una serie innumerevole di azioni violente. Gli antifa twittano #FreeLina – libertà per Lina – sui social, come sui muri e sulle magliette dei militanti di sinistra, ma tra auto incendiate e nuove aggressioni, l’elenco delle accuse contro la loro “eroina” e i suoi seguaci continua a crescere. Già nello speciale COMPACT Antifa – The left power in the underground era stata pubblicata una precedente ricerca sul caso Engel, ma gli estremisti di sinistra si stanno muovendo con minacce e vie legali affinché venga ritirata dalla circolazione. Come spesso avviene anche in Italia, la campagna della sinistra in favore di Lina Engel ha conquistato anche diversi giornalisti. Christian Fuchs l’ha ritratta sul settimanale di Amburgo Die Zeit come un'”innocua “studentessa”, intervistando un amico della stessa che, ovviamente, l’ha difesa a spada tratta. Il Kasseler HNA, a sua volta, ha permesso alla politica di sinistra, Juliane Nagel, nota per le proprie simpatie nella scena antifa, di dire la sua in difesa dell’estremista. Chiunque legga articoli del genere potrebbe pensare che “la povera ragazza” sia stata vittima di uno scandalo giudiziario. Lina, originaria di Kassel, però, non è affatto un angioletto. È la prima estremista di sinistra ad essere indagata per terrorismo dal Pubblico Ministero federale in 20 anni. Si trova rinchiusa nel carcere femminile Karlsruhe, dov’è stata portata con un elicottero della polizia, e al momento non sembra verrà scarcerata: anzi, si allunga sempre di più l’elenco dei reati violenti di cui è stata accusata la 26enne.

Lina Engel, quell’angelo biondo caduto dal cielo

Lina Engel è accusata di far parte di un’organizzazione criminale (articolo 129 del codice penale tedesco). Insieme ad almeno nove compagni di diverse regioni, la donna è accusata di aver commesso attacchi brutali contro dissidenti e avversari politici. Il gruppo, che ha ripetutamente aggredito le sue vittime armato di martelli, non si sarebbe mai preoccupato della vita umana delle vittime prescelte. “Gravi danni alla salute e, in singoli casi, la possibile morte di persone sono accettati con approvazione”, afferma il rapporto 2019 per la protezione della costituzione. Prima di tali attacchi, la studentessa antifascista avrebbe spiato le sue vittime, rubato le armi del delitto da cantieri e ferramente e avrebbe anche agito con una carta d’identità rubata. Durante gli stessi atti di violenza, si dice che abbia usato l’auto di sua madre come veicolo di fuga. Ecco perché Lina Engel è in custodia dal novembre 2020. Contrariamente a quanto vorrebbero alcuni sostenitori, un rilascio tempestivo è considerato improbabile. Come il quadro e il mondo hanno recentemente riportato, il procuratore generale non solo aderisce alle accuse nei confronti della giovane, ma ha anche ottenuto un nuovo mandato di arresto con ulteriori accuse.

La coppia di terroristi antifascisti

Mentre Lina Engel è dietro le sbarre a Chemnitz, il suo fidanzato e co-imputato è in fuga dallo scorso novembre. E’ Johann Guntermann, un criminale Antifa con condanne multiple, che ha “Hate Cops” (odio gli sbirri) tatuato sulle dita in caratteri gotici. Originario di Halle, Guntermann, probabilmente il vero leader del così detto Gruppo E, ha vissuto in Baviera fino al 2012, dove si dice avesse già commesso un incendio doloso. Nel 2018 è stato condannato a 19 mesi di carcere a Lipsia e a 35.000 euro di risarcimento, per aver lanciato pietre contro un negozio. Ma la carriera criminale di Guntermann non si è conclusa con la reclusione. Non appena è stato rilasciato ha commesso nuovi atti. Solo di recente, il 27enne è stato classificato come una minaccia, ovvero come una persona che la polizia ritiene sia capace, in ogni momento, di compiere nuovi attacchi. Il provvedimento è una rarità assoluta: a livello tedesco, solo sette estremisti di sinistra rientrano in questa categoria, compresi ex terroristi della RAF.

La scia di sangue della banda dei martelli

Alle accuse già formulate negli anni scorsi contro il Gruppo E, ora si sono aggiunte ufficialmente nuove accuse. Nel 2018, un membro dell’organizzazione giovanile del partito di destra radicale NPD, è stato aggredito in Sassonia mentre si recava a un’allenamento di calcio. L’uomo che è stato gettato a terra e gravemente ferito con violenti colpi di spranga di ferro. La vittima, che allora aveva 23 anni, ha subito 14 lacerazioni, diverse vertebre rotte, fratture alla rotula e numerose contusioni. La polizia sospetta che dietro il brutale attacco ci siano Lina Engel e quattro dei suoi complici.

Nel 2019, si dice che la banda dei martelli abbia picchiato un operaio delle fognature, fino a mandarlo all’ospedale, a pochi minuti a piedi dalla vecchia residenza di Lina Engel. Una casa pagata dalla madre dell’estremista, nel quartiere alla moda di Connewitz, a Lipsia. In quella occasione la giovane ha usato spray al peperoncino contro i passanti, per impedire loro di intervenire. Giustificandosi con le autorità, Engel ha detto che la vittima “era nazista e se lo meritava”. L’orgia di violenza era stata innescata nella mente della Engel a causa di un cappello del marchio Greifvogel Wear, indossato dalla vittima. L’operaio ha subito diverse fratture e i medici hanno dovuto ricostruire chirurgicamente gli zigomi e la parte centrale del viso con placche di metallo.

Nel 2020, circa 20 antifa armati hanno teso un’imboscata alla stazione di Wurzen a cinque persone che stavano tornando da una commemorazione per le vittime del bombardamento di Dresda del febbraio 1945. Tra i manifestanti feriti c’era anche un 15enne. Durante la fuga, alcuni degli estremisti di sinistra sono stati catturati da un autovelox e le loro case sono state perquisite. Le registrazioni video di un treno e le conversazioni intercettate di sospetti, per gli inquirenti proverebbero il coinvolgimento di Lina Engels anche in questo brutale episodio.

La battaglia giuridica di Compact per la verità non si ferma

“Il tuo fascicolo penale è più lungo della tua minigonna”, ha recentemente commentato il quotidiano tedesco Bild su questi nuovi sviluppi. Nel frattempo, la redazione di Compact sta continuando a studiare il caso del Gruppo E. “I nostri giornalisti investigativi hanno parlato con numerose presunte vittime della banda dei martelli – avverte la redazione della rivista di destra tedesca – abbiamo visitato le scene del crimine e esaminato migliaia di pagine di fascicoli”. Criticando il sistema democratico germanico, i giornalisti di Compact sono giunti alla conclusione che gli inquirenti non hanno affatto considerato tutti gli atti della presunta coppia di terroristi, nella formulazione delle accuse. A differenza di tutti gli altri media tedeschi, Compact cita i nomi degli autori di queste infami azioni e dei loro influenti sostenitori. La seconda parte del dossier riguarderà i casi che Compact ha indagato in esclusiva e che ci sentiamo in dovere di pubblicare nei prossimi giorni su il Primato Nazionale; sia per dovere di cronaca, sia per far comprendere al pubblico la pericolosità di un’ideologia accecata dall’odio, con moltissimi adepti anche in Italia.

Andrea Bonazza

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1 commento

Antico 14 Giugno 2023 - 4:35

Questa demente ha 28 anni quindi nato dopo la fine delle ideologie del 1900, quindi è pagata da qualcuno. Spero che qualcuno la trovi e la prenda a sprangate, così la smette.

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