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“I giocatori Nba indossano colletti di pizzo”. La Stampa dà per vera una bufala satirica

by Cristina Gauri
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Roma, 24 set –  «Le notizie sono una cosa seria. Fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori responsabili, gli editori veri. Scegli la serietà», recitava lo spot pubblicitario che nei mesi del lockdown impazzava sulle reti televisive nazionali e sul web. Seguiva una carrellata di testate giornalistiche, tra cui la blasonatissima Stampa, dalla comprovata serietà e metodo di verifica delle fonti. 

La stessa Stampa che ieri ha pescato un articolo dal famoso sito di satira web Babylon Bee e lo ha riportato come notizia vera. «Come se Massimo Giannini (il direttore de LaStampa) avesse preso una notizia di Lercio e l’avesse resa virale spacciandola per vera», fa notare la pagina Facebook L’Osservatore repubblicano che per prima si è accorta dello sfondone.

Quello che lascia sconcertati è che l’articolo di satira in questione sfiora delle vette di ridicolo da lasciare pochi dubbi sull’intento perculatorio del medesimo. In sunto, il «professionista dell’informazione» di turno si è fatto gabbare da un pezzo titolato I giocatori NBA indossano colletti di pizzo speciali per onorare Ruth Bader Ginsburg, corredato, peraltro, da una foto palesemente modificata con Photoshop. Chiaro l’intento di ironizzare sull’«impegno sociale» dei ricchi giocatori Nba:

«I giocatori NBA onorano la vita di Ruth Bader Ginsburg [giudice progressista della Corte Suprema venuta a mancare qualche giorno fa, ndr ] indossando graziosi colletti di pizzo, proprio come faceva lei. In una toccante dimostrazione di rispetto per la defunta Ginsburg, e in solidarietà con la sua causa progressista, Lebron James e gli LA Lakers sono scesi ieri in campo indossando una straordinaria varietà di delicati colletti bianchi ispirati al guardaroba della Ginsburg». Questo l’incipit dell’articolo satirico ripreso da la Stampa. Che toccante tributo, che vibrante testimonianza, che attivismo

sociale, avrà pensato l’autore del pezzo sul quotidiano torinese. E giù a scrivere. Fino a quando, evidentemente, qualcuno si è accorto dello scivolone e ha tolto l’articolo dal sito. Che ora non è più visibile, al suo posto campeggia la scritta Pagina non trovata. Ma l’articolo c’era eccome, a scanso di fake news, basta cercare il titolo con Google per ritrovare il link, non più attivo.

Anna Masera, giornalista de La Stampa, si è affrettata ad ammettere: «E’ stato un errore, cancellato subito» specificando che «gli errori umani sono individuali, ce ne scusiamo, ma vorrei fosse chiaro che non sono complotti orditi dall’alto». Tranquilli, nessuno lo ha pensato: siamo perfettamente in grado di distinguere un complotto da uno strafalcione. 

Cristina Gauri

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