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“La fase due? Lenta e piena di incognite, da non escludere peggioramenti”. L’avvertimento del virologo

by Cristina Gauri
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Roma, 7 apr – Cosa ci dobbiamo aspettare durante la cosiddetta “Fase due” dell’emergenza coronavirus – quella di graduale, cauta riapertura verso un ritorno alla normalità? “Sarà graduale, scaglionata e flessibile“. La vede così Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. “È impossibile pensare di riaprire tutto subito come se non fosse successo niente ed è difficile pensare di ripartire solo quando i contagi saranno a zero“, spiega all’Agi. “Si inizierà a riaprire – prosegue – quando i nuovi casi saranno pochi e, quindi, considerati tollerabili. Si inizierà dalle regioni meno colpite e con meno casi, come la Sardegna, fino ad arrivare per ultimo alla Lombardia”.

Secondo Pregliasco, uno dei tanti scienziati che hanno il compito di indicare al governo la strada da percorrere per contenere il contagio, sono molte le variabili da tenere in considerazione. Non è quindi un compito semplice dover tenere conto di un così alto numero di incognite: “A cominciare dalle valutazioni dei rischi nelle varie aziende, specialmente quelle che prevedono contatti esterni, come ad esempio fornitori”, sostiene.

Un altro aspetto da considerare è anche quello che riguarda la possibilità di revocare tutte o parte delle riaperture in caso di necessità. Nel malaugurato caso, cioè, in cui i contagi dovessero ricominciare a salire perché le direttive non sono state seguite alla lettera. Una prospettiva da tenere in considerazione, anche alla luce di ciò che sta succedendo in alcune zone della Cina, dove si sono verificati contagi di ritorno. “Tutto si giocherà sulla nostra capacità di bloccare tempestivamente l’insorgenza di piccoli focolai sul territorio. Quindi – conclude – la situazione andrà monitorata attentamente e dovremo essere pronti ad applicare misure restrittive mirate in caso di bisogno”.

Potrebbe essere il 4 maggio 2020 la data della graduale ripartenza, sempre con grande cautela, per non rischiare di ritrovarsi in piena estate a dovere chiudere nuovamente tutto. Già da metà aprile, però, appena dopo le festività pasquali, ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio potrebbe essere concesso di tornare a produrre. Discorso diverso per le attività che riguardano squisitamente la sfera sociale dei cittadini: per uscire, incontrarsi, passeggiare, praticare sport, potrebbero volerci ancora settimane. Anche in questo caso, le regole sarebbero sempre le stesse: distanza di un metro, mascherine, divieto di abbracci e assembramenti.

Cristina Gauri

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