Prato, 28 feb – L’insegnante di Prato che aveva avuto rapporti sessuali con un suo alunno di appena 13 anni ed era successivamente rimasta incinta dello stesso ragazzino vittima degli abusi si è vista revocare gli arresti domiciliari dopo quasi un anno di misura restrittiva. Lo ha stabilito il tribunale di Prato, che ha sostituito il provvedimento con un semplice divieto di avvicinamento all’adolescente, che oggi ha 15 anni.
La donna, un’infermiera di 31 anni conosciuta in palestra dai genitori del ragazzino, dava ripetizioni private di inglese allo studente, in preparazione agli esami di terza media. Durante quelle lezioni sarebbe nato il rapporto tra i due, fino alla gravidanza della donna e alla confessione del ragazzino ai genitori. Anche il marito dell’operatrice socio-sanitaria è imputato nello stesso processo, dovendo rispondere dell’accusa di alterazione di stato civile perché, secondo quanto appurato dalla Procura, avrebbe riconosciuto il bambino (nato nell’estate 2018) nonostante fosse a conoscenza di non esserne il padre.
La data del 23 marzo – tra meno di un mese – vedrà la conclusione del processo. Qualche giorno fa, durante la chiusura dell’istruttoria con il deposito della della perizia del neuropsichiatra Renato Ariatti, è emerso che “dal punto di vista medico legale la donna è pienamente capace di intendere e di volere”. Era stato il giudice, Daniela Migliorati, a chiedere la perizia.
La vicenda legale è nata nel marzo 2019, in seguito alla denuncia presentata dalla madre del minore. A destare i sospetti nella famiglia della vittima, gli sms che la donna inviava al ragazzo. “Perché non rispondi? Rispondimi”, scriveva ossessivamente allo studente. Ma l’allarme è scattato quando lui stesso ha raccontato che il loro rapporto si era trasformato in una relazione sessuale. Iniziate le indagini, e con esse gli accertamenti del dna, era emerso che l’ultimo bambino avuto dalla donna era effettivamente figlio del giovane studente. A questa scoperta per la donna erano scattati i domiciliari.
Cristina Gauri
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