Pordenone, 24 lug – Sono cinque gli arresti eseguiti dalle Fiamme gialle di Pordenone nei confronti di quattro cittadini italiani e di uno di nazionalità tunisina, tutti dediti, a vario titolo, allo spaccio di eroina sul territorio. Complessivamente gli indagati risultano essere sette. Secondo quanto emerso dalle indagini, i fermati erano soliti condurre le operazioni di compravendita della sostanza all’interno delle mura di una chiesa di Mestre, per non dare nell’occhio. 

Le indagini sono scattate l’anno scorso in seguito all’arresto – avvenuto nel 2019 a Pordenone per spaccio – di una giovane coppia che vendeva droga nel proprio appartamento nell’hinterland cittadino. Le Fiamme Gialle hanno poi scoperto la presenza di una organizzazione formata da quattro persone (due residenti a Pordenone e due a Cordenons). Il lockdown non aveva fermato – semmai solo rallentato – lo svolgersi dell’attività di spaccio: anzi, l’assenza pressoché totale di concorrenza nella compravendita delle sostanze aveva consentito all’organizzazione di aumentare il prezzo medio delle dosi. Al termine delle indagini gli investigatori hanno ricostruito oltre 500 episodi di spaccio e la commercializzazione di 3 chili di eroina, avvenuti nel periodo tra l’agosto 2019 e l’aprile 2020.

“Per evitare gli stringenti controlli posti in essere sul territorio nel periodo di lockdown dalle forze di polizia gli indagati ricorrevano a sotterfugi: alcune compravendite di stupefacenti avvenivano all’interno delle insospettabili mura di una chiesa di Mestre”, hanno dichiarato le Fiamme Gialle durante la conferenza stampa. “Si faceva ricorso a carte prepagate per i pagamenti viaggiando quindi senza denaro al seguito, si simulavano inesistenti attività lavorative (come assistenza anziani, collaboratrici domestiche) per giustificare gli spostamenti e, per ultimo, per evitare i sequestri, gli indagati occultavano lo stupefacente, oltre che nella biancheria intima, anche all’interno del loro corpo”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

3 Commenti

  1. E poi ci chiediamo perché viviamo esageratamente nella società dei controlli, dei sospetti, della sfiducia, delle follie…!!

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