Torino, 11 set – Ha avvelenato l’anziano che assisteva facendogli bere un flacone di liquido antigelo per motori per provocarne la morte, e mantenere così la nuda proprietà di un’abitazione che si era fatta intestare a insaputa dell’uomo. Per questo vergognoso crimine dovrà così rispondere di tentato omicidio una badante peruviana 46enne, residente in bassa Valsusa e collocata agli arresti domiciliari dai carabinieri.

Le indagini sono partite nel giugno del 2019, dopo che il pensionato era stato ricoverato d’urgenza per avere ingerito del liquido di antigelo per motori, che l’uomo aveva scambiato per il contenuto potabile di una bottiglia. Era stata proprio la badante straniera a portare, per non destare sospetti, l’assistito al pronto soccorso, dove era stato ricoverato con prognosi riservata per lungo tempo: le gravissime condizioni in cui versava al momento dell’ingresso al nosocomio, infatti, avevano impedito all’anziano di guarire repentinamente. Erano dovuti trascorrere molti mesi prima che il pensionato riuscisse a ritornare alla normalità della propria vita e lasciarsi alle spalla l’orribile esperienza.

Il movente, stando a quanto emerso dalle indagini, sarebbe di natura economica. Nell’anno 2016 la badante aveva portato l’assistito da un notaio convincendolo a cedere gratuitamente la nuda proprietà della sua abitazione, senza che questi fosse riuscito a comprendere la macchinazione della donna e senza informare l’amministratore di sostegno da cui l’anziano era assistito. Fino al momento in cui l’amministratore di sostegno aveva deciso di mettere i bastoni tra le ruote alla peruviana, decidendo di impugnare il provvedimento; la donna, temendo che l’anziano ritrattasse la vendita, secondo i pm avrebbe deciso di togliere di mezzo l’anziano, senza alcuna pietà.

Cristina Gauri

 

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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