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Colleferro e il fascismo: un gioco di prestigio ideologico

by Adriano Scianca
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fascismo colleferro

Roma, 11 set – I presunti colpevoli dell’omicidio di Colleferro non sono fascisti per un’ottima e semplicissima ragione: perché non lo sono. Nessun collegamento, anche labile, è stato trovato tra i quattro e movimenti o ideologie di destra radicale. Nessuno di quella zona, dove i tizi sono molto conosciuti, li identifica come «fasci». Punto. Il fascismo, però, in questa vicenda ci viene fatto entrare lo stesso, generando un surreale dibattito in cui si scontrano i sostenitori di due idee platoniche farlocche: il «fascismo oggettivo cattivo» e il «fascismo oggettivo buono». La prima posizione sostiene che un energumeno è fascista anche se non dice di esserlo, la seconda sostiene che un energumeno non è mai fascista anche se dice di esserlo.

Violenza e fascismo come sinonimi

Per i sostenitori del «fascismo oggettivo cattivo» (tipo la Ferragni, Serra e altri), un comportamento di prevaricazione e violenza è sempre fascista, a prescindere dal fatto che chi lo mette in pratica ami il Duce, se ne freghi della politica o, al limite, sia persino antifascista. È grazie a questo gioco di prestigio ideologico che la sinistra può bollare come «fascisti» persino i suoi esponenti che esagerano (e questo con l’incredibile complicità dialettica di una certa destra, che non trova di meglio che appioppare la qualifica di «nazisti rossi» o altre idiozie simili ai centri sociali più violenti). Oltre a queste spiacevoli controindicazioni, il problema del «fascismo oggettivo cattivo» è che ovviamente essenzializza un’idea di fascismo del tutto arbitraria e antistorica.

Il fascismo “buono”

Ma antistorica, a dirla tutta, è anche l’idea del «fascismo oggettivo buono». È la tesi che in questi giorni hanno sostenuto Croppi, Mughini e altri. Il fascismo è Bottai e Sironi, ha detto Mughini. È il pizzaiolo fascistone di paese che adotta bambini africani, dice Croppi. I bulli di Artena non sarebbero fascisti neanche se credessero di esserlo, quindi, perché sono ignoranti e non hanno adottato manco un africano. Questa posizione sconta le stesse problematiche dei comunisti impegnati a dimostrare che il «vero» comunismo non è Stalin né Pol Pot, o dei cristiani impegnati a dimostrare che il «vero» cristianesimo non sono le crociate o l’Inquisizione. Ma il «vero» comunismo, il «vero» cristianesimo», il «vero» fascismo sono quelli che si realizzano storicamente. La truffa ideologica di essenzializzare un’idea «buona» e metterla al riparo da qualsiasi contaminazione con la realtà riesce peraltro alla sinistra perché è padrona del linguaggio, tentare di scimmiottare quel meccanismo da «fascisti» è ingenuo, perché cosa è comunismo lo decidono loro e cosa è fascismo lo decidono sempre loro.

Vi fu la teppa e vi fu Gentile

A questi «fascismi oggettivi» andrebbe contrapposto semplicemente il fascismo… storico. Cioè la comprensione di cosa ha rappresentato il fascismo nella sua epoca. A quel punto si riconoscerebbe che nel fascismo vi fu la teppa e vi fu Gentile. Ma anche la teppa, presente peraltro in ogni movimento rivoluzionario, fu sottratta all’esistenza marginale e alla violenza di strada e messa al servizio di un progetto che si può giudicare ripugnante quanto si vuole, ma che indiscutibilmente esistette ed ebbe dimensione politica e culturale. Considerare in astratto solo la teppa o solo Gentile significa precludersi la comprensione storica del fenomeno.

Né ha senso pretendere di «salvare» la memoria del Regime trasformandolo a posteriori in un caffè culturale. Non è così che funziona. Se si vuole sottrarre la suggestione fascistoide alle frange marginali, alla «teppa senza progetto», c’è un solo modo e non è quello di fare l’elenco dei santini culturali, bensì di rendere oggi fattualmente egemone un altro modo di rifarsi a certe idee. La «vera» versione di un’idea si afferma solo in un modo: incarnandola. Niente scorciatoie in questo gioco.

Adriano Scianca

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3 comments

Anton 11 Settembre 2020 - 7:12

Concordo con il direttore in tutto e per tutto.
Dell’articolo, desidero sottolineare un punto che mi sta particolarmente a cuore: quello riguardante l’inqualificabile abitudine di certa “destra” (virgolette d’obbligo), di etichettare gli atti di teppismo operati – per esempio – da esponenti dei centri sociali gestiti dalla sinistra, cosiddetta extra-parlamentare (le cui malefatte sono, spesso, giustificate da certa sinistra parlamentare e non solo), come “nazisti rossi”, “squadristi rossi”, etc. Addirittura, uno o due mesi fa, ho letto su un quotidiano la dichiarazione di Ignazio La Russa (!!!) nella quale, riferendosi ai DPCM dell’attuale Presidente del Consiglio, paragonava il Governo giallo-fuxia-arcobaleno nientemeno che… al Ventennio!

https://www.laverita.info/ormai-votiamo-solo-sui-decreti-succedeva-cosi-nel-ventennio-ignazio-la-russa-lintervista-2646344957.html

Purtroppo, (quasi) tutti accettano passivamente come verità assoluta la – a dire poco – distorta narrazione imposta dai vincitori della II Guerra Mondiale inculcata nei bambini e negli adolescenti a scopo rieducativo; di conseguenza, nell’immaginario della maggior parte della gente ingenua e disinformata, Fascismo è sinonimo di violenza cieca e insensata perché questo è ciò che gli è stato insegnato e ancora troppo pochi sono quelli che vengono attraversati dal dubbio riguardo al fatto che, forse, nella narrazione ufficiale più di qualcosa non torni e che quindi, si impegnano in una ricerca storica e culturale sicuramente ricchissima di sorprese.

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Giorgio 11 Settembre 2020 - 9:39

E’ dagli settanta che molti quotidiano hanno reso equivalente la parola fascismo al termine violenza, notare non un ideologia che in parte comprendeva anche delle azioni innegabilmente violente, ma solo fascismo sinonimo di violenza.
La battaglia delle parole si perde non solo per strapotere dell’avversario, versioni menzognere dei fatti ma anche perchè si buttano al vento le occasioni ed in ambito culturale si è alzato spesso bandiera bianca, cosi’ anche le esternazione di un abile utilizzatrice di internet come la Ferragni diventano -sigh- autorevoli come uno scritto di De Felice.

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SergioM 12 Settembre 2020 - 4:11

La VERA domanda dovrebbe essere … perché ci sono risse nei locali ???

in questi giorni ci sono state almeno TRE megarisse con più di 50 partecipanti !!!!
La politica , alta , bassa o media NON ha nulla a che vedere , impossibile , come impossibile siano TUTTI razzisti .

E le risse che cito sono SUI giornali , altre scoppiano e non se ne sa nulla .

Si andava in discoteca per cuccare , broccolare o come si dice a casa vostra ….
al massimo si creava conflitto tra DUE che puntavano la stessa ragazza , volavano anche ceffoni …. ma alla fine sono sempre le donne che decidono , te ne andavi e ricevevi un bigliettino o … le amiche ti facevano sapere .
Se c’ erano 50 persone … si gustavano lo scazzo , magari scommettevano …. ma risse mai .

QUINDI , perché le risse ???? Io parlo degli anni ’70 , anni in cui la violenza VERA insanguinava OGNI giorno le strade !!!!! altro che UN episodio …..

Rischio di diventare noioso , nella mia città, in una precisa piazza , TUTTI i giorni ragazzini di 14 / 15 anni , quando si fa una certa , si menano come fabbri , UBRIACHI anche se non possono manco bere nei locali …
i pissicologi (da strapazzo) danno da mesi la colpa al lockdown ….
la polizia dice di non poter far nulla (ma quando arrivano , magicamente tutti a casa …)

e domani si riparte

negozianti e cittadini incazzati neri , ma , lo spettacolo sappiamo che domani non mancherà …..

Certo , da noi al massimo 20 gg di prognosi …. ma chi va in ospedale dice d’ essere caduto in casa ……

…. a dimenticavo , talvolta l’ ambulanza porta via qualche 12enne in coma etilico per abuso di VODKA ……

ma NON è ANCORA morto nessuno ….. spero bene che , in caso di disgrazia … nessuno SPARI CAZZATE sul FASCISMO !!!!!

Comandassero i Fasci ci sarebbe ORDINE , non quel casino , che non è manco di sinistra , ma colpa di genitori “sinistroidi” SI (Montessori ….)

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