Roma, 16 mar – Un lockdown infinito, iniziato un anno fa. Con l’Europa che ora sui vaccini brancola nel buio. Se prendiamo in considerazione i primi casi di Covid-19 risalenti a fine febbraio, da tredici mesi siamo immersi in quest’oceano di dubbi, paure e costrizioni senza che i nostri piedi riescano a sfiorare il fondo marino, facendoci riprendere il controllo di noi stessi. Il salvagente, prima della scoperta di qualsiasi vaccino, avrebbe dovuto essere una gestione organica e razionale dell’emergenza pandemica. Con ciò non intendiamo che il problema avrebbe dovuto essere sminuito o raccontato in maniera distorta, ma certamente un governo capace e consapevole avrebbe dovuto ponderare gli interessi in gioco e valutare la pesantezza di un meccanismo di restrizioni.
Il brulicare della vita è stato messo al centro dell’azione repressiva, utilizzando la strategia del “fine pena mai”. Un meccanismo di controllo sociale coadiuvato da un bombardamento mediatico attraverso il quale il governo e taluni organi d’informazione dipingevano la realtà a proprio uso e consumo. Ed eccolo qua il cortocircuito di un Paese messo ai ferri secondo questa narrazione faziosa. Uno storytelling volutamente confuso e per il quale esiste una sola verità, ossia il numero esorbitante di infettati e di morti. È stato coniato un neologismo: databullismo, ovvero la diffusione frenetica di dati volutamente confusi in grado di colpire e terrorizzare la popolazione che però non risulta in grado di difendersi. Ventimila contagiati al giorno cosa significano? Ventimila malati? Ventimila ospedalizzazioni? E, di queste, quante gravi?
Vaccini, l’Europa brancola nel buio
La povertà economica sta accompagnando questo periodo, aumentando la platea degli sconfitti e rendendoli dipendenti dal governo e dalle mance che di anno in anno verranno erogate. Al terrore della morte si è aggiunto progressivamente quello della miseria nera che abbiamo scoperto possa essere fatto uscire dalla gabbia come se si trattasse di un animale pericoloso. Il vaccino ci avrebbe salvati, e già una fede cieca ed unica in una cura è di per sé sbagliata perché ogni persona dovrebbe innanzitutto trovare dentro di sé la forza per reagire e non soccombere di fronte alle avversità. Mentre la Commissione europea brancola nel buio dei contratti siglati con le case farmaceutiche che però non stanno rendendo quanto promesso, emerge il dato di qualche morte avvenuta dopo la somministrazione di AstraZeneca. Niente di provato, e, anche fosse, si tratterebbe di percentuali infinitesimali che non giustificherebbero il panico.
Il panico è ingiustificato, ma chi lo ha creato?
Però il panico è arrivato, sia dall’Italia e sia da altri paesi dell’Unione europea, i quali non hanno tenuto conto che se alle persone in mare aperto, a cui nessuno ha insegnato a tenersi a galla, togli di colpo il salvagente a cui si reggono, queste sprofonderanno prese dal terrore di non essere più in grado di sopravvivere. Ad oggi si contano decine di migliaia di cancellazioni di persone che si sarebbero dovute vaccinare nei prossimi giorni. Non esiste un motivo razionale alla base di queste scelte, esiste però una spiegazione consistente nell’incapacità di rendersi conto che la prima causa di morte è la vita stessa, e che dunque vivere significa rischiare. Pensare ad una vita esente da rischi è utopico ma anche sbagliato, perché nega la verità assoluta di un mondo che, se avesse messo la prevenzione al centro dei propri interessi, avrebbe cessato di vivere il giorno dopo essere nato. Solo un credulone poteva credere che i vaccini, creati dall’uomo, non avrebbero avuto alcun effetto collaterale. Solo un credulone che pretende di vivere senza neanche attraversare una strada.
Lorenzo Zuppini