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Le vite delle donne contano anche quando gli assassini sono stranieri: tutti i numeri sui femminicidi

by Francesca Totolo
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Femminicidi

Roma, 21 apr – Sara, Brunetta, Zenepe, Iulia e Yana sono le donne uccise per mano di stranieri nel 2023. Da gennaio a oggi, sono 13 i femminicidi, di cui 5 sono stati commessi da immigrati, ovvero ben il 38 per cento. Questi dati sono ancora più sconvolgenti se rapportati alla percentuale di stranieri residenti in Italia, l’8,5 per cento. Troppo spesso si è liquidato il femminicidio scrivendo che “il 91 per cento dei femminicidi è commesso da familiari/partner/ex partner” senza però evidenziare la nazionalità degli assassini. Grazie ai numeri fornitici dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale, possiamo svelare una realtà per troppo tempo censurata: gli stranieri hanno una propensione al femminicidio 3 volte superiore a quella degli italiani.

Gli stranieri sono gli autori del 23 per cento dei femminicidi

Dal 2018 al 2021, in Italia, i femminicidi sono stati 657, dei quali 27 sono ancora senza un colpevole. Dei 630 femminicidi dei quali sono stati arrestati gli autori, 142 erano immigrati, ben il 23 per cento.

Addirittura, nel 2019, i femminicidi commessi da stranieri sono stati il 26 per cento del totale. Al 2018 però spetta il primato in valore assoluto: ben 39 donne sono state uccise da immigrati, anche da chi non doveva nemmeno essere in Italia perché clandestino e già raggiunto da un provvedimento di espulsione.

I marocchini sono gli autori di 27 femmicidi, seguiti dai romeni (22 femminicidi) e dagli albanesi (12 femminicidi). I cittadini del Marocco hanno una propensione al femminicidio 7 volte superiore degli italiani, quelli della Romania 2 volte superiore e quelli dell’Albania 3 volte superiore.

Le vite delle donne contano anche quando gli assassini sono stranieri

Nel 2018, noti sono gli omicidi di Pamela Mastropietro assassinata dal nigeriano Innocent Oseghale, clandestino e con precedenti per spaccio, e di Desirée Mariottini assassinata dal ghanese Yussef Salia, dal nigeriano Alinno Chima, dai senegalesi Mamadou Gara e Brian Minthe, tutti clandestini e tutti con precedenti. A Pesaro, la 52enne Sabrina Malipiero fu uccisa dal marocchino Zakaria Safri, regolare in Italia ma con diversi precedenti per spaccio, in seguito a una rapina. Mentre attendeva il riconoscimento della protezione internazionale presso Cara di Mineo, la nigeriana Miracle Bill è stata sgozzata dal marito, il maliano Francis Bill. Nel 2019, dopo anni di violenze anche denunciate alle Forze dell’ordine, il tunisino Ezzedine Arjoun, con precedenti per spaccio, uccise a coltellate la moglie Marisa Sartori perché non aveva accettato la separazione. La non accettazione della fine del matrimonio fu anche la causa scatenante dell’omicidio della marocchina Ghizlan El Hadraoui, uccisa dal connazionale Khalil Laamane che aveva già minacciato di morte la moglie. A Cremona, la piccola Gloria di 2 anni fu uccisa a coltellate dal padre, l’ivoriano Kouao Jacob Danho, per vendetta contro la madre della bambina. Danho era già stato accusato di maltrattamenti in famiglia, dopo aver rotto un timpano alla moglie, la quale era stata affidata con la figlia ai servizi sociali di Cremona. Purtroppo, non era stato disposto alcun ordine restrittivo nei confronti di Kouao Jacob Danho che, quindi, aveva potuto prendere con sé Gloria. A Reggio Emilia, la barista cinese Hui Zhou fu uccisa a coltellate dal marocchino Hicham Boukssid, clandestino e già raggiunto da un provvedimento di espulsione, perché non corrisposto dalla vittima. A Castello d’Argile, la marocchina Atika Gharib fu uccisa dall’ex compagno, il connazionale Mohamed Chamekh. La donna aveva lasciato il marocchino perché aveva scoperto che molestava una delle sue figlie minorenni. Il provvedimento di divieto di avvicinamento non frenò la furia omicida di Chamekh. A Cadorago, la marocchina Fatima Kaddouri fu assassinata dall‘ex compagno, il connazionale Cherki Majjad, già condannato per spaccio di droga. A Versciaco di San Candido, la pakistana Fatima Zeeshan, incinta al nono mese di gravidanza, fu uccisa per soffocamento dal marito, il connazionale Mustafa Zeeshan, perché la donna aveva intenzione di separarsi. Nel 2020, a Genova, dopo un violento litigio, l’albanese Eduart Zyberi uccise la moglie Laureta. A Bagheria, Maria Angela Corona fu assassinata dalla nipote Maria Francesca Castronovo e da due extracomunitari che aveva assoldato, l’ivoriano Guy Morel Diehi e il maliano Toumani Soukouna. A Milano, Stefania Maria Rosa Dusi fu assassinata da Ibrahim Mostafa Mohamed Saleh, clandestino egiziano, dopo un rapporto sessuale a casa della donna. A Portogruaro, Marcella Boraso fu uccisa da Wail Boulaied, marocchino pregiudicato che occupava abusivamente un appartamento vicino a quella della vittima. A Genova, dopo un violento litigio, il marocchino Abderrahim Senbel diede fuoco alla moglie, Mina Safine, uccidendola. A Brescia, l’ucraina Viktorija Vovkotrub fu assassinata dall’ex compagno, il kosovaro Beriša Kadrus, che non voleva accettare la fine del rapporto. A Novilara, Simona Porceddu fu uccisa a coltellate dall’ex marito Chouaye Mourad, marocchino con precedenti per droga, violenza sessuale, resistenza a pubblico ufficiale e minacce. Il divieto di avvicinamento alla vittima per precedenti maltrattamenti non aveva fermato il piano omicidiario del marocchino. A Frassilongo, Agitu Ideo Gudeta, rifugiata etiope che aveva aperto un’azienda agricola ed era diventata un simbolo dell’integrazione, fu assassinata da Suleiman Adams, ghanese dipendente della donna. Nel 2021, a Cabiate, la piccola Sharon Sapia Barni di 18 mesi fu violentata e uccisa dal compagno della madre, il romeno Gabriel Robert Marincat. A Concordia Sagittaria, la nigeriana Victoria Osagie fu uccisa a coltellate dal marito, il connazionale Moses Ewere Osagie, perché quest’ultimo pensava che la donna lo tradisse. A Pove del Grappa, l’albanese Gezim Alla uccise a martellate la moglie Dorina Alla, la quale si era già rivolta allo sportello “Spazio donna” perché voleva allontanarsi dalle violenze del marito. A Novellara, la giovane pakistana Saman Abbas fu assassinata dalla sua stessa famiglia, il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, perché si era ribellata a un matrimonio combinato. A Portoferraio, dopo anni di maltrattamenti, Silvia Del Signore fu assassinata dal marito, il marocchino Mohamed Saif. A Rho, la nigeriana Tunde Blessing, incinta al quarto mese di gravidanza, fu uccisa dall’ex compagno, il ghanese George Kyeremeh, che non si rassegnava alla fine della storia. A Colombiera di Castelnuovo Magra, Alessandra Piga fu assassinata a coltellate dall’ex marito, il marocchino Yassin Erroum, dopo una lite per la gestione del figlio. A Livorno, al culmine di una lite, Ginetta Giolli fu uccisa a martellate dal marito, il marocchino Youssef El Haitami. Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe contratto il matrimonio principalmente per far ottenere il permesso di soggiorno al marocchino. La donna però, nell’ultimo periodo, aveva espresso a un’amica l’intenzione di allontanare definitivamente El Haitami da casa perché diceva di avere paura di lui. In un bar di Luserna San Giovanni, Carmen De Giorgi fu accoltellata a morte alla schiena dal marocchino Mehdi Hounaifi, perché la donna aveva rifiutato le sue avance. A Sassuolo, il tunisino Nabil Dhahri uccise a coltellate la moglie Elisa Mulas, la suocera Simonetta Fontana, e i due figli della coppia, Ismaele e Sami, 2 e 5 anni. Il tunisino non accettava la fine del matrimonio. Nel 2022, a Castelnovo di Sotto, Tiziana Gatti è stata uccisa a colpi di katana dall’ex genero, il liberiano Osborne Tukpeh Antwi. A Vicenza, il bosniaco Zlatan Vasiljevic ha assassinato l’ex moglie serba Lijdia Miljkovic e l’ex compagna venezuelana Jenny Gabriela Serrano. A Capoterra, in un struttura di accoglienza per immigrati, la serba Slobodanka Metusev è stata assassinata a coltellate dal marito, il connazionale Stevan Sajn, durante una violenta lite. A Fano, dopo essere scappata dalla guerra scoppiata in Ucraina, la 23enne Anastasiia Alashri è stata uccisa dal marito, l’egiziano Amrallah Moustafa Mahjoub Alashrj. Tre giorni prima del ritrovamento del corpo senza vita, Anastasiia si era rivolta ai carabinieri per denunciare il marito, il quale l’avrebbe sottoposta a maltrattamenti e violenze domestiche. A Fossa di Concordia sulla Secchia, è stato ritrovato il corpo in stato di carbonizzazione di Alice Neri. Il presunto assassino è il tunisino Mohammed Bedoui Gaaloul, ex collega della Neri, che dopo l’omicidio è fuggito in Francia. A Spinea, l’albanese Viron Karabollaj ha ucciso l’ex moglie Vera Myrtaj e il nuovo compagno della donna Flonino Merkuri. Il lunedì successivo al duplice omicidio, si sarebbe dovuta tenere un’udienza al tribunale di Venezia in cui Karabollaj era imputato per maltrattamenti e violenza sessuale ai danni dell’ex moglie. A Milano, Bouchaib Sidki, marocchino con cittadinanza italiana, ha ucciso a coltellate la moglie Wafaa Chrakoua durante una violenta lite. La maggior parte di questi omicidi non ha trovato spazio sulle prime pagine dei giornali e nelle aperture dei telegiornali a differenza di quelli in cui l’assassino è un italiano. Anche le femministe sono pressoché rimaste indifferenti a questi delitti come se le donne uccise da stranieri fossero vittime di serie B.

Francesca Totolo

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Femmincidi, il 23% è commesso da stranieri (l'8,5% della popolazione italiana): i dati che la sinistra ignora - Rassegne Italia 21 Aprile 2023 - 11:58

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