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La comunicazione del terrore: quanto si guadagna dalla paura?

by Tommaso Alessandro De Filippo
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terrore

Roma, 31 ott – A quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza coronavirus, l’Italia appare totalmente stravolta, incapace di reagire ad una crisi che segnerà il futuro dei suoi cittadini. Comunicazione politica e mediatica hanno esercitato, sin dal principio, un ruolo centrale: destando scalpore, trasmettendo spesso poca chiarezza.

Una comunicazione del terrore

Imprimere ansia e terrore è apparsa costante intenzione del governo, metodo che facilita la gestione della massa. Violazioni delle più basilari libertà personali, di diritti umani sanciti dalla Costituzione, sono state giustificate attraverso la narrazione della difesa della salute. Raccontando ai cittadini che ogni imposizione, dalla chiusura delle attività lavorative all’uso della mascherina, sino al confinamento nelle mura domestiche, fosse argine all’emergenza sanitaria, si è incrementato – almeno temporaneamente – il consenso popolare.

Esaminando però la reale entità del pericolo, è evidente la discordanza tra gli annunci tragici e la vera situazione in cui versa l’Italia. Risulterebbe opportuno impressionarsi dinanzi all’esiguo numero di strutture sanitarie adibite alla lotta contro al coronavirus, piuttosto che al numero dei contagiati giornalieri. Come attestano virologi e referti medici, la maggioranza dei positivi al Covid-19 non presenta alcun sintomo e l’aumento di essi non è altro che il risultato dell’esponenziale incremento di tamponi effettuati quotidianamente. Altro errore della narrazione è quello di equiparare i positivi al test, ai malati che necessitano di ricovero ospedaliero.

Un’informazione più pragmatica, incentrata sulla cautela e non sulla paura, non avrebbe prodotto paranoie ed ansie popolari: desta perplessità sapere che malati di tumore abbiano rinviato sedute di chemioterapia per paura di contrarre il virus, o che il Pil subirà un crollo senza precedenti per colpa di eccessive chiusure non accompagnate da alcun ristoro economico.

ll fallimento di una maggioranza

Pur di evitare crisi politiche nella maggioranza, si è accettato di peggiorare i danni derivanti dall’emergenza. Nazioni estere con contagi e decessi superiori ai nostri non hanno prolungato lo stato di emergenza, né continuano ad esautorare il parlamento attraverso misure non consone alle proprie leggi, come i Dpcm.

Fino ad ora terrore e poca conoscenza della malattia hanno permesso l’approvazione popolare a misure inadatte, o esagerate. Dinanzi però ad una crisi economica, occupazionale e sociale incalcolabile, figlia anche degli ennesimi patti leonini scaturiti dalle trattative con la Ue, rischiamo realmente di incorrere in rivolte popolari non più governabili o evitabili.

L’amara curiosità sarà quella di scoprire in futuro come questa maggioranza racconterà alla storia il proprio fallimento politico, dettato anche dall’arroganza e dalla perseveranza nell’errore, oltre che dall’incompetenza e dalla mancanza di coesione interna.

Tommaso Alessandro De Filippo

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1 commento

Sergio Pacillo 1 Novembre 2020 - 6:56

In Italia l’aspettativa di vita è di circa ottant’anni.
In Italia l’età media delle persone decedute con il covid-19 è di circa ottant’anni.
Dov’è la pandemia ?
Sono morte in media tante persone quante sarebbero morte se non ci fosse stato questo coronavirus.
Ditemi dove mi sbaglio.

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