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Eroi dimenticati: Giovanni Lagna, la Camicia Nera di montagna

by Tommaso Lunardi
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giovanni lagna

Roma, 16 feb – Se c’è un elemento che, da sempre, ha affascinato e sul quale ha fatto leva il movimento del fascismo è quello della gioventù o, come la si definiva all’epoca, la “giovinezza”. Giovanni Lagna impersona proprio uno di questi giovani ragazzi che, infiammati dai discorsi di San Sepolcro, aderirà al fascismo fin dagli albori.

Soldato ad ogni costo

Fin da piccolo, Giovanni Lagna era stato un ragazzo vivace, irriverente e sempre pronto all’azione. In particolare, il giovane era affascinato dalla storia della sua nazione, dal tricolore e dalla divisa. Non ci vorrà molto affinché, dopo la distruzione della prima guerra mondiale e la crisi del Paese, non ancora diciottenne, Lagna aderì ai Fasci di Combattimento per poi iscriversi regolarmente al Partito Fascista Nazionale.

Quando la classe 1902 venne reclutata per l’imminente scoppio del secondo conflitto mondiale, Giovanni Lagna non venne chiamato alle armi: il giovane lavorava già in una fabbrica che produceva materiale bellico e, per questo motivo, avrebbe servito ugualmente il suo Paese. La guerra totale, la guerra interna, però, non piaceva particolarmente a Lagna. Per questo motivo, si arruolò volontario con le Camicie Nere da Montagna e partì alla volta del fronte.

La morte in Grecia

L’avventura di Giovanni Lagna durò poco. Il soldato morirà il 16 febbraio 1941 a Quota 1046, pochi chilometri oltre il fronte greco. Durante un attacco, infatti, una bomba a mano gli esplose vicino al bacino strappandogli entrambe le gambe ed uccidendolo agonizzante. Gli ultimi istanti di vita di Lagna sono ripercorsi nella medaglia d’oro conferitagli poco dopo: Sempre primo in ogni impresa rischiosa, durante un intenso bombardamento, colpito in pieno da una bomba che gli stroncava ambedue le gambe, rifiutava ogni cura perché i medici non fossero distolti dall’assistenza ai camerati feriti. Perfettamente conscio della imminente fine invitava i presenti ad intonare gli inni dell’Italia fascista e spirava esclamando: – Direte per me al Duce che ho dato tutto quello che potevo e mi dolgo solo di non poter dare di più. Sublime esempio di forza d’animo e di elette virtù di soldato e di cittadino”.

Tommaso Lunardi

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