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Giuseppe Parlato, uno storico rigoroso e dal grande coraggio intellettuale

by Claudio Siniscalchi
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Roma, 5 giu – Mentre stavo concludendo il mio D’Annunzio custode del disordine (2024) ho chiesto alcuni ragguagli a Giuseppe Parlato (nato a Milano nel 1952, laureatosi a Torino nel 1974 e deceduto a Roma il 2 giugno). Ci conoscevamo dai primi anni Ottanta del secolo passato. Studente universitario alla facoltà di Scienze politiche a Roma, frequentavo le lezioni e i seminari di Renzo De Felice e dei suoi collaboratori. Era gentilissimo. Sempre disponibile, sornione, allegro, divertente. Un galantuomo d’altri tempi. La grandezza dei docenti non si definisce solo nel modo di insegnare o nelle pubblicazioni. Col trascorrere del tempo siamo diventi amici. Successivamente colleghi. Diventato rettore di un ateneo romano mi propose di insegnare una materia a cavallo tra la storia contemporanea e la cinematografia. Purtroppo, non avevo tempo e declinai con dispiacere la generosa offerta. L’ho sempre ammirato. Innanzitutto, per gli studi. Rigorosissimi. Ma anche, e forse soprattutto, per il coraggio intellettuale.

Chi era Giuseppe Parlato

Parlato è stato uno storico piuttosto distante dal pensiero dominante nell’Accademia. Diciamolo senza girarci intorno: è stato uno storico di destra. E ciò, lo ha ricordato il collega e amico di una vita Francesco Perfetti, pur se brillantemente laureato e ricco di cultura, non gli garantiva «grandi prospettive accademiche proprio per l’ostilità di tipo ideologico-culturale che si era trovato a dover fronteggiare a Torino». L’incontro con De Felice lo ha messo a riparo dal fuoco di sbarramento «progressista», favorendogli l’ingresso nella vita accademica. Formatosi allo studio del Risorgimento, nel 1989 De Felice, nella collana da lui diretta per l’editore romano Bonacci, gli ha pubblicato Il sindacalismo fascista. Dalla “grande crisi” alla caduta del regime 1930-1943 (il primo volume, dalle origini allo Stato corporativo, lo aveva scritto Perfetti). Pur se intellettualmente in sintonia con la «destra sociale» (né liberale o conservatrice) Parlato, è bene sottolinearlo, non ha mai piegato l’investigazione scientifica ai propri convincimenti. Lo dimostra la sua opera maggiore: La sinistra fascista: storia di un progetto mancato (2000), studio di riferimento attraverso il quale analizza un percorso intellettuale e politico presente sin dalle origini sansepolcriste, rimasto in vita (pur se minoritario) nel consolidamento dello «Stato totalitario», tornato in auge nel corso della Repubblica sociale italiana e destinato a oltrepassare la definitiva caduta del fascismo.

Gli studi sulla «sinistra fascista» e sul Movimento sociale italiano

In fondo la «sinistra fascista», animata da spirito antiborghese, rifiuto del modello capitalista, attenta alle problematiche sociali, rivoluzionaria, alternativa alla democrazia liberale e popolare, aiuta a comprendere la logicità del passaggio, nel dopoguerra, dal fascismo al comunismo di alcune personalità di rilevo come, tra i tanti, Romano Bilenchi, Vasco Pratolini, Elio Vittorini. Parlato, inoltre, ha dedicato eccellenti ricerche sulla nascita e sul consolidamento del Movimento sociale italiano: Fascisti senza Mussolini: le origini del neofascismo in Italia 1943-1948 (2006), La Fiamma dimezzata. Almirante e la scissione di Democrazia Nazionale (2017). In collaborazione con Andrea Ungari ha disegnato una equilibrata ricostruzione della politica italiana alternativa alla sinistra: Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra. Dal qualunquismo ad Alleanza Nazionale (2021).

L’impegno nell’organizzazione culturale

Parlato non è stato solo un intellettuale ricco di curiosità, un coscienzioso docente, un validissimo ricercatore e un Maestro attento alla formazione dei suoi discepoli. È stato capace di contraddistinguersi anche nell’organizzazione culturale. A lui si deve, ad esempio, la pubblicazione in tre volumi dell’opera giornalistica di De Felice (2016-2019). Ma il vero capolavoro è stata la gestione e il rilancio della Fondazione Ugo Spirito, oggi arricchitasi del nome di De Felice, diventata una fucina di attività culturali, iniziative editoriali e ricerche di notevole livello. Nel 2023 il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano lo ha nominato alla guida dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea. Riconoscimento meritato. Nel concludere il ricordo dello studioso sin troppo generoso con gli altri, mi riallaccio all’ultima nostra conversazione su D’Annunzio. Lo avevo sentito perché sapevo che aveva in cantiere una pubblicazione sul «Vate degli italiani. Speriamo venga pubblicata al più presto. Su D’Annunzio serve come il pane uno studio storico rigoroso, poiché circolano troppe leggende, spesso aggrovigliate alle sciocchezze. Allora a leggerti presto caro Professore! E grazie per esserci stato.

Claudio Siniscalchi

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