Roma, 17 mag – Abbiamo oggi il piacere di intervistare la storica skinhead rock band milanese dei Nativi.
Per prima cosa raccontateci, per chi ancora non vi conoscesse, chi siete e da chi è composta la band.
Eccoci qua! Siamo i Nativi, band del Nord Italia, ma non possiamo dare una città di base perché i tre componenti abitano in tre regioni differenti (Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna). Nando, voce e basso, Giorgio alla chitarra e Mala alla batteria. Siamo un power trio da sempre, trovando il giusto equilibrio sonoro e siamo una skinhead rock band, del circuito RAC.
Fateci anche un po’ di storia del vostro gruppo dalle origini ad oggi.
Nati nel marzo 2006 dalla chiusura di una band dove suonavamo io, Giorgio e Lampo, il nostro primo batterista, ci siamo detti una sera “Perché non continuiamo noi tre? E chi canta? Canto io, disse Nando, datemi un po’ di tempo per coordinarmi col basso e ci sono, compro un distorsore e son pronto”. Iniziano le prime prove e già suona bene il progetto, la prima canzone è Come un lupo e di lì a poco abbiamo un demo con cinque canzoni registrato nello scantinato della Skinhouse, 300 copie masterizzate con le copertine ritagliate a mano dalla moglie di Giorgio, self made 100%, che va a ruba.
Il concerto di debutto sarà ottobre 2007 per la chiusura della storica Skinhouse di Milano, primo album Gloria o morte con Barracuda Records a fine 2007. Poi un singolo in vinile Sono come la roccia nel 2010, secondo album Avanti Ribelle nel 2012, poi quattro pezzi nella compilation Ventennio del 2015, e l’ultimo album Fino alla fine nel 2024 con la Tuono Records. Tra questi lavori di studio ci sono decine di concerti ovunque ed ancora saremo in giro.
Da cosa deriva il nome Nativi?
Il nome Nativi arriva con l’ennesima visione del film Gangs of New York, una sera sui Bellissimi di Rete 4. Film tra i preferiti di Nando, il personaggio del Macellaio e la sua gang con la sua filosofia di vita è adatto alla nostra, diciamo che una visione identica a noi skinhead di strada e i Nativi.
Come definireste la vostra musica? Di cosa parlano i vostri testi?
La nostra musica ha poche pretese, non siamo musicisti professionisti. Quindi deve essere diretta, d’impatto e senza fronzoli. Ti deve colpire subito: magari non è il tuo genere e non ti piace, ma ti fa dire “che botta”. I messaggi che diamo son altrettanto chiari e forti. Senza retorica e politically correct. I nostri testi sono le nostre idee, il quotidiano, onoriamo il passato tanto condannato e condanniamo un presente nefasto che non darà un bel futuro a questa Nazione di cui siamo noi Nativi. Gridiamo la rabbia che prova la gente comune, ma non ha il coraggio di farlo.
A nessuno tranne qualche compagno che adora il caos piace com’è diventato vivere in Italia, ma pure altrove. Droga ovunque, invasione selvaggia, strade piene di balordi, fabbriche chiuse, lavori precari. Insomma le città sono un polveriera pronta ad esplodere, ma finché si ha il lavoro, il telefonino, le vacanze al mare stanno tutti zitti e buoni, se poi gli dai quattro o cinque dosi per salvare loro la vita, bingo! Il guinzaglio è legato bene per sempre.
Quali sono le vostre influenze musicali ed i gruppi che hanno ispirato il vostro suono?
Penso sia la domanda più difficile a cui rispondere, perché dai nostri lavori si sente un progetto eterogeneo. Abbiamo fuso vari stili, ascoltiamo tante band. Ciò che ascoltiamo lo riportiamo nei nostri dischi. È logico che di primo impatto siamo hard rock punk: Nando viene dall’Oi! e dal RAC, mentre Giorgio dal suo passato Hardcore punk. L’impronta di base è questa, ma siamo influenzati senz’altro da Motörhead, Nashville Pussy, Turbonegro. Oltre a tutte le band storiche del nostro ambiente: da Skrewdriver ai Peggior Amico, Bully Boys, Stars and stripes, 4 Skins e tante altre, poi il punk ’77, HC americano, un po’ di metal… Insomma cultura musicale assimilata ne abbiamo e la riportiamo al meglio nei nostri lavori in studio, mentre dal vivo ci piace anche fare cover delle band da noi stimate, sempre con la nostra impronta sonora e la velocità che ci riserva a sorpresa il batterista.
Dai vostri testi si capisce che avete un rapporto particolare con le sottoculture. Cosa ne pensate della situazione attuale delle stesse, in un’epoca che sembra appiattire tutto?
Certo, Nando e Giorgio sono due vecchi skinhead anni ’90 e Mala lo è stato pure lui. Diciamo che la sottocultura più affascinante fa parte di noi, con tutte le sue contraddizioni. Appiattimento dici? Direi stermino e annientamento proprio, ogni stile, ogni sottocultura è quasi sparita, se non fosse per pochi dinosauri in giro. Purtroppo la globalizzazione ha colpito forte pure in quello, ha conformizzato tutto. Moda, musica, attitudini, se non sei rap, vesti rap, ascolti rap e ti atteggi da rapper non sei nessuno!
Ok, ma vi faccio notare che siete tutti così ormai, che identità hai e a cosa ti ribelli? Perché se sei giovane ti devi ribellare, è biologico, se ti metti in un gregge, anche il più grande, sei solo parte di un grande puzzle creato da chi vuole metterti lì tranquillo. Lo si vede girando le città, tutti vestiti uguali, musica uguale, le maggiori sottoculture sparite.
Negli anni ’90 giravi a Milano, in zona colonne di San Lorenzo c’erano gli skins, prima incrociavi i Ted, incontravi i mods, alcuni nostri amici, c’erano i punk in fiera anche quelli abbestia [ride, ndr], dark con le loro ragazze affascinanti, i negozi di dischi erano terreno di “dibattiti” tra sottoculture, i negozi di abbigliamento di aggregazione, al bar o pub si faceva il controllo del territorio. C’era la ricerca, la scoperta di ogni aspetto della propria sottocultura per poi sviluppare la tua identità, fare branco e poi costruire il tuo habitat, da difendere sempre, non era solo moda, era ed è uno stile di vita. Son cambiati i tempi ma noi no!
Capitolo calcio. Per che squadre fate il tifo?
Sul calcio Nando è milanista ma non praticante. Lo schifo che è diventato il giuoco più bello del mondo lo ha fatto allontanare ed è per i Red Devils di Manchester. Giorgio tifa l’Alessandria ma non la segue più come prima ed ha pure sangue granata oltre che del Wimbledon, che è pure il suo soprannome. Mala non è interessato alla questione e sinceramente non sappiamo se tifi qualche squadra.
Quali sono stati i vostri concerti più memorabili?
Andando indietro con la memoria ricordiamo senz’altro il primo concerto, il debutto fatto alla vecchia Skinhouse, l’ultimo concerto dello storico locale di Milano. Poi senza dubbio la trasferta a Londra dai fratelli 28, il Ritorno a Camelot del 2011, ma quello anche quello del 2022. I tanti Hammerfest, le trasferte in Veneto e i memorial ISD, i recenti concerti in Portogallo e Direzione Rivoluzione a Grosseto. Ultimamente il Defend Europe a Verona è stato memorabile, gran bella serata con grande prova nostra sul palco… Lo dicono gli altri eh.
Progetti futuri?
Per il futuro visto che siamo una band ancora giovane… ci sono molti progetti, il 2026 sarà il nostro ventennale, quindi ci sarà l’uscita di qualche lavoro in studio, c’è già una compilation a cui parteciperemo, ma no spoiler, e molti concerti in arrivo, Tana delle Tigri a Roma sarà la nostra prossima volta a giugno. Arrivano inviti da tante realtà del nostro ambiente, da ogni parte d’Italia ed Europa, ci fa molto piacere ma non poter dire a tutti sì per gli impegni di lavoro e familiari è un peccato. Sarebbe bello poter suonare per tutti, ma dovremmo lasciare i nostri lavori e noi siamo working class [ride, ndr].
Spazio finale per saluti e dire tutto ciò che volete!
Salutiamo tutti i nostri supporter, chi ancora macina chilometri per seguire le band ai concerti per tenere viva la nostra scena. Ringraziamo le etichette discografiche che ci hanno prodotto in questi lunghi vent’anni, poi un grazie a te Johnny, amico dei Nativi, per questa intervista. Un saluto a tutte le realtà del nostro ambiente per cui abbiamo suonato o presto suoneremo.
I Nativi non si fermano mai! Keep on RAC!
Roberto Johnny Bresso