Roma, 15 lug – In Italia il servizio pubblico televisivo (lautamente mantenuto dalla collettività) acquista per 25 mila euro un documentario su una signorina ascesa alle cronache per aver violato un ordine del ministro dell’Interno e per aver successivamente speronato una nave della Guardia di Finanza. Il tutto, per godere del suo diritto di decidere la politica migratoria di un paese sulla carta ancora sovrano e dunque imponendo lo sbarco sulle sue coste di una miriade di immigrati clandestini. Naturalmente, stiamo parlando di Carola Rackete, la rastona tedesca che prese tecnicamente per i fondelli lo Stato italiano e l’allora ministro Salvini.
Il documentario su Carola Rackete su Rai 3
La nostra cara Rai, quella che da sempre si vanta di garantire i canali culturali al popolino italiano, a differenza delle reti Mediaset che invece lo imbarbariscono, si è occupata di trasformarla in eroina organizzando la trasmissione di un suo documentario su Rai 3. Questo spettacolino tetro, al limite del ridicolo e del sopportabile, narra ovviamente le storie dei clandestini che affollavano la Sea Watch3. I due registi erano presenti a bordo sin dall’inizio, riuscendo così a catturare le immagini strappalacrime delle 53 persone tratte in salvo da un gommone in mare e il blitz della polizia italiana che, alle 2 del mattino, salì a bordo per comunicare il divieto di sbarco.
È stato dedicato del tempo alle interviste personali agli immigrati che hanno narrato delle inenarrabili torture subite in Libia, come nella miglior tradizione frignona a cui siamo ormai abituati e grazie alla quale dovremmo accogliere a braccia e portafogli aperti tutti i diseredati del mondo. Nessun approfondimento sulla monumentale operazione di pubblicità che le organizzazioni criminali utilizzano in tutta l’Africa sub sahariana per indurre milioni di persone, perlopiù benestanti per gli standard locali, ad investire i propri averi per intraprendere un viaggio infernale. Nessuna domanda, anche retorica, sull’effetto calamita aka pull factor, che personaggetti come Carola Rackete esercitano sulle masse di africani e mediorientali, i quali finiscono poi per ingrassare il business legato all’immigrazione clandestina con cui terroristi islamici e mafie si arricchiscono.
Le proteste della Lega
La Lega è insorta a causa di questo progetto televisivo, ricordando che il tutto è “a spese dei contribuenti italiani”. Ma d’altronde ciò non deve suscitare perplessità. Da sempre la Rai è utilizzata dalla sinistra per la propria propaganda politica che, ironicamente, finisce sempre per aumentare il divario crescente tra il mondo liberal e il mondo comune di tutti i giorni che non ne vuol neanche sentir parlare dei falsi eroi intenti a soddisfare le proprie manie suicide ai danni della nostra Nazione. Il punto, in tutto questo, non è neanche tanto le follie di chi ha voluto acquistare con soldi pubblici un documentario così fazioso e di parte, piuttosto il fatto che la presidenza della Rai è nelle mani di un presidente in quota sovranista e/o conservatrice. E dunque, caro presidente, ci sei o ci Foa.
Lorenzo Zuppini
7 comments
ma questo malriuscito ibrido tra essere umano-si fa per dire- e macaco dalle ciglia cispose non dovrebbe soggiornare in prigione?
Questa non è informazione ma mistificazione e apologia! Protestiamo con la RAI! Per quel che può servire… ma non si può tacere!
Ma… Siamo sicuri che sia tedesca? Dalla foto non si direbbe… 🤔🐒
[…] nei centri di detenzione libici, erano arrivati in Italia a bordo della Ong Sea Watch di Carola Rackete, l’eroina della sinistra […]
[…] cielo: benissimo glorificare sul servizio pubblico la speronatrice di motovedette della Guardia di finanza, ma guai a far parlare una voce fuori dal coro. È per questo che, dopo i recenti attacchi, ci ha […]
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