Roma, 19 mar – La Corte dei Conti ha dato il via libera alla cessione di Autostrade per l’Italia. Si apre così la strada, per Cassa Depositi e Prestiti (insieme ai fondi Blackstone e Macquarie), all’acquisto della più grande concessionaria autostradale della nostra nazione. Il “bollino” dei magistrati contabili era l’ultimo ostacolo all’operazione, che ora potrà perfezionarsi.
Il governo non nazionalizza le autostrade
Il primo dato da sottolineare è che, nonostante una certa vulgata, il governo non nazionalizza “le autostrade”. A venire nazionalizzata è solo una società, per l’appunto Autostrade per l’Italia, finita sulla graticola dopo il vaso di Pandora che si era scoperchiato sulla sua gestione a seguito della tragedia del Ponte Morandi.
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La trattativa è stata condotta in punta di piedi. Quasi in silenzio, a voler come tacitare gli strali che erano stati lanciati dopo quel drammatico 14 agosto 2018. L’ipotesi della revoca della concessione, per quanto richiesta a gran voce, non è mai stata seriamente presa in considerazione nonostante fosse una strada assolutamente percorribile. Questo nonostante i gravissimi indizi di colpevolezza a carico della famiglia Benetton. Non lo diciamo noi ma il loro storico braccio destro Gianni Mion, che intercettato ammetteva: “Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo meno facevamo… così distribuiamo più utili…”. Non è un caso che, nel corso degli anni, Autostrade per l’Italia abbia aperto il portafogli più per i dividendi che per i lavori di messa in sicurezza.
Così si salvano solo i Benetton
Non tragga in inganno la richiesta di patteggiamento avanzata da Autostrade per l’Italia pochi giorni fa innanzi al tribunale di Genova, dove è già iniziato il processo per la tragedia del Morandi. Non si tratta di un’ammissione di colpa, ma del passaggio necessario per “ripulire” la società prima di cederla. Evitando che trascini con sé, dopo la cessione, il procedimento ex legge 231 sulla responsabilità amministrativa, oltre al fatto che una condanna avrebbe potuto comportare il divieto di trattare con la pubblica amministrazione. Rischiando così di far sfumare l’accordo.
Sono 9,1 i miliardi che la cordata Cdp-fondi sborserà, di cui poco meno di 8 finiranno in tasca ad Atlantia. Il conto è presto fatto: dato che la famiglia Benetton controlla circa il 30% di quest’ultima, si mette in saccoccia grossomodo 2,4 miliardi. Forse addirittura qualcosina in più. Fanno oltre 55mila euro per ogni morto sotto il Polcevera: questa la cifra del regalo ai magnati di Ponzano Veneto.
Filippo Burla