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Autostrade, vergognosa marcia indietro del governo: stop alla revoca?

by Filippo Burla
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Roma, 1 feb – Chi ha vinto le elezioni in Emilia Romagna? Tutti, quindi nessuno. O meglio: un vincitore c’è, ma non si tratta di una forza politica. E’ la famiglia Benetton, che dopo il voto di Bologna ora vede allontanarsi lo spettro della nazionalizzazione di autostrade.

Il M5S batte in ritirata

Complice il tracollo del Movimento 5 Stelle, gli equilibri in seno al governo giallofucsia sono sensibilmente mutati. I grillini conservano ancora la maggioranza relativa dei parlamentari (nonostante le espulsioni di massa), ma è indubbio che la loro forza contrattuale sia uscita ridimensionata dalla tornata elettorale. E con essa la possibilità di incidere sull’agenda di governo.

Uno dei primi punti all’ordine del giorno, da quel tragico 14 agosto 2018, riguardava la revoca della concessione ad autostrade per l’Italia. Tema sul quale i pentastellati hanno battuto sin da subito, promettendo ad ogni pié sospinto che avrebbero fatto sentire la loro voce. A luglio 2019, quando ancora erano al governo con la Lega, annunciavano di voler procedere alla revoca senza indennizzo, posizione mantenuta pochi mesi dopo e ancora in cima alle priorità nonostante il cambio di cassa con la nascita dell’esecutivo insieme al Pd. Ancora a novembre dell’anno scorso, Luigi Di Maio si diceva speranzoso di “di poter vendicare le vittime del ponte Morandi”, togliendo “speriamo di poter togliere le concessioni a questi signori, che non hanno fatto le manutenzioni, il prima possibile”.

Autostrade: verso una multa e basta?

La volontà dei grillini si è più volte scontrata con un Pd che sul tema nicchiava, mentre la componente di Italia Viva si è sempre dichiarata – complici forse i finanziamenti che alcuni titolari di concessioni autostradali hanno elargito alla fondazione Open di Renzi? – apertamente contraria.

L’ultimo tentativo di preparare il terreno  si è avuto con il decreto milleproroghe, nel quale è spuntata una norma volta a cancellare le penali in caso di revoca per inadempimento. Comma che probabilmente resterà lettera morta, travolto dalla débacle elettorale pentastellata. La pesante sconfitta patita fra Emilia e Calabria ha ridato forza a chi della nazionalizzazione proprio non voleva saperne. Facendo così virare il barometro sui Benetton da tempesta a variabile, con tendenza al bel tempo.

Stando al dossier in mano al premier Conte, le più recenti notizie parlano infatti dell’ipotesi revoca ormai tramontata, mentre prende sempre più corpo la già circolata idea di una maxi-multa a carico di Autostrade per l’Italia. Le cifre ballano attorno ai 4-5 miliardi che il governo potrebbe utilizzare, fra le altre cose, anche per finanziare la riforma Irpef da tempo allo studio. Allo stesso tempo, al concessionario sarebbe imposto un taglio dei pedaggi nell’ordine del 5%, mentre manterrebbe inalterate le (altissime) percentuali di remunerazione del capitale investito che oggi rendono il business in un’impresa a rischio zero e capitale pressoché garantito.

Parliamo di nulla più che un solletico per un gruppo che opera in un comparto nel quale, a fronte di investimenti e lavori in corso sempre in calo, negli ultimi anni il fatturato è aumentato del 20% e gli utili di esercizio del 50. Non è d’altronde un caso che, rispetto ai minimi di ottobre 2018, Atlantia in borsa abbia recuperato qualcosa come il 26% della propria capitalizzazione.

Filippo Burla

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