Roma, 20 set – «Il ruolo di Enel nel piano della banda ultralarga è confermato e sarà decisivo per abbattere i costi e alzare gli obiettivi», sono le parole del sottosegretario alle telecomunicazioni Giacomelli, che pochi giorni fa ha così sciolto ogni dubbio sull’impegno della società energetica nella corsa alla fibra.
Le voci sul coinvolgimento di Enel si erano del resto intensificate già prima dell’estate, quando l’ad Starace aveva confermato i contatti con Telecom Italia: «Gli operatori delle telecomunicazioni usano già i nostri cavidotti e così abbiamo detto: estendiamo questo schema agli ultimi cento metri». L’offerta riguarda quindi la cablatura del cosiddetto ultimo miglio, che collega gli armadi stradali dell’ex monopolista della telefonia alle utenze finali.
A partire dalla metà del 2016, il colosso energetico sarà infatti impegnato nell’installazione di 33 milioni di contatori di nuova generazione e potrà quindi stendere le coppie di fibre ottiche fino ai condomini, senza la necessità realizzare nuovi scavi: «chi è interessato – ha dichiarato Starace – può eseguire la cablatura integrale dell’Italia in tempi brevi, a costi pazzescamente competitivi: ci vorranno tra i tre e i quattro anni o cinque, sono velocità straordinarie».
A questo punto il piano passa per due appuntamenti fondamentali, il primo è quello del 21 settembre, quando scadrà la consultazione dell’Aeegsi sulle specifiche dei nuovi contatori, con la delibera attesa entro fine anno. L’altro arriverà secondo Giacomelli entro ottobre, quando il Ministero dello sviluppo economico presiederà l’incontro fra Enel e le principali aziende di telecomunicazioni. Lo sblocco dei fondi pubblici, nazionali e comunitari, per la posa della fibra nelle aree meno competitive sembra infatti imminente, con più di quattro miliardi che sosterranno i piani delle aziende nelle aree meno popolate, dove il business non sarebbe profittevole e dove proprio la sinergia con Enel assumerebbe un ruolo di primo piano.
La partita si è quindi fatta più interessante con l’entrata in scena di Metroweb, che ha da poco concluso un’intesa con Vodafone e Wind e che, fra le altre città, ha già cablato Milano e Genova. La società presieduta da Franco Bassanini e partecipata dalla Cassa Depositi e Prestiti tramite Fsi ha infatti aperto a Enel, con l’obiettivo di abbattere i costi anche nelle aree competitive e allargare i propri piani a comuni finora non contemplati. Per far fronte a tali prospettive, che si concretizzeranno prevedibilmente entro la fine 2015, la società energetica partecipata dal Tesoro ha già avviato una progressiva dismissione delle attività del gruppo in Europa orientale, fra cui la vendita del 64% della società elettrica Slovenske Elektrarne.
Le sinergie fra smart grid e banda ultralarga, unite a un imponente stanziamento di finanziamenti pubblici, fanno insomma gola a molti; con l’esecutivo che sin dal proprio insediamento ha posto la rivoluzione digitale al centro del programma di governo e che ora è chiamato a fare da arbitro in una partita delicata, dove non mancano pressioni rilevanti anche da oltre confine. Un momento vitale per la competitività dell’amministrazione e dell’economia nazionale, con al centro le reti e le più grandi aziende italiane. Le stesse sottoposte dagli anni novanta a politiche di liberalizzazione e privatizzazione che oggi iniziano essere giudicate con sempre maggiore prudenza. Per dirla alla Starace: «[le reti] chi le ha se le tiene strette, chi non le ha le vorrebbe e chi le ha vendute se ne pente».
Armando Haller