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Dall’ex AnsaldoBreda di Reggio Calabria i convogli per Taipei: orgoglio e qualche rimpianto

by Emmanuel Raffaele
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Taipei-khiF--835x437@IlSole24Ore-WebUn primato nazionale a metà e che ha per questo il sapore dell’occasione sprecata. Sarà infatti l’ex AnsaldoBreda, ed in particolare il centro di produzione di Reggio Calabria, a fornire i nuovi convogli per la metropolitana di Taipei (Taiwan). Ma l’azienda, precedentemente controllata dal colosso italiano Finmeccanica, appartiene ormai dallo scorso anno ai giapponesi della Hitachi Rail, dopo la cessione dell’intero gruppo specializzato nel settore ferroviario al gruppo asiatico, che controlla ormai la maggioranza anche di AnsaldoSts, dedita invece alla progettazione, realizzazione e gestione dei sistemi di segnalamento sempre nell’ambito dei trasporti ferroviari ed anch’essa con un ruolo importante in questa commessa da 200 milioni di euro. Fatto sta che, ieri, nella cittadina calabrese che affaccia sullo Stretto di Messina, nello stabilimento che occupa circa 500 lavoratori, si è svolta la consegna ufficiale del primo dei diciassette convogli previsti, da consegnare entro il 2018.

“Al momento”, ha evidenziato Giuseppe Marino, direttore operativo di Hitachi Rail Italy, “l’impianto calabrese è impegnato su cinque commesse in parallelo: i treni per le metropolitane di Honolulu (Hawaii), Lima, Copenaghen e naturalmente Taipei. Inoltre si costruiscono i Vivalto, i treni per il trasporto regionale destinati a Trenitalia (Ferrovie dello Stato)”. Nel frattempo, ‘in cantiere’ ci sarebbero anche alcune commesse per le ferrovie inglesi: tecnologia e manodopera made in Italy, capitali e profitti giapponesi per una realtà che negli ultimi tre anni ha conosciuto un aumento della produzione del 30% ma che, nonostante tutto, per rientrare parzialmente dei debiti contratti, è stata costretta a rivolgersi ai capitali esteri, complice probabilmente una classe imprenditoriale pigra ed una politica poco lungimirante e poco incline agli investimenti nei settori strategici.

Tutte questione che sembrano non preoccupare il sindaco piddino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che d’altronde, comprensibilmente visto il ruolo e la situazione, guarda più al suo orticello: “Il futuro della nostra città”, ha dichiarato, “è legato in maniera indissolubile a quello di Hitachi. Il successo di questa commessa conferma che nel Mezzogiorno e soprattutto in una realtà come Reggio Calabria si può investire, con risultati eccellenti”. Certo, aggiungiamo noi, se ad investire non è il sistema Italia ma i giapponesi, ai quali cediamo così competenze, forza lavoro e profitti, c’è qualcosa che non va. Dunque, bene l’industria italiana che dà ancora motivi d’orgoglio, bene per il sud che di un po’ di sano orgoglio ha bisogno forse più del pane, peccato per le scelte sbagliate, le solite svendite e la solita politica miope.

Emmanuel Raffaele

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Andrea 1 Settembre 2016 - 3:17

AnsaldoBreda insieme alla FIAT,il cancro che rese possibile la morte dei nostri soldati nella seconda guerra mondiale pur di non veder perso il suo monopolio. Carri armati dal tonnellaggio già leggero nel 22 che dovevano andare contro i vari carri inglesi, russi e americani che pesavano tre volte tanto, le varie pagliacciate per impedire l’acquisto del brevetto del Panzer tedesco fino a quel ridicolo P40, già superato. Non dimentichiamo le MG, dove ancora una volta la Breda si dimostra incompetente, Breda 30 con cartucce oleate da usare nello sporco del deserto o la Breda 37 con clip invece di usare il nastro o la SAFAT già completamente inutile sui nostri aerei.Io mi chiedo chi fosse così ritardato da vedere i vari carri stranieri e pensare che il CV33 fosse abbastanza o vedendo la già incredibile, anche se complessa da produrre, MG34, con un rateo di fuco molto elevato e capace di usare alimentazione a nastro, pensasse la mitragliatrice Breda potesse competere. Anche le LMG giapponesi erano di gran lunga meglio, anche se limitate dal caricatore da 30 colpi esterno.
Senza dimenticare che corruzione e monopolio impedirono altre aziende italiane di splendere durante quel periodo, come la OTO che ora produce anche per gli Stati Uniti.
Grazie per aver reso possibile la nostra disgustosa figura in guerra e la morte dei nostri soldati pur di non perdere quei quattro soldi che sicuramente vi sarete portati nella tomba.

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