Roma, 24 lug – “Sfiora i 106 miliardi di euro il costo aggiuntivo che le imprese italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari di energia elettrica e gas”. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.
La stima è stata effettuata ipotizzando, per l’anno in corso, gli stessi consumi registrati nell’anno pre-pandemia, applicando però, per l’intero 2022 le tariffe medie di luce e gas sostenute in questi ultimi sei mesi. Andiamo con ordine.
Gli “aiuti” non bastano
Va comunque detto che il Governo Draghi ha provato (senza riuscirci) a scongiurare l’effetto degli aumenti. Il meccanismo è sempre quello dei bonus o degli “Aiuti” dell’omonimo decreto. I soldi messi a disposizione per mitigare i rincari nel biennio 2021-22, infatti, ammontano, a 22,2 miliardi di euro (di cui 16,6 nel 2022). Di questi, 3,2 hanno ristorato le famiglie, 7,5 le imprese e 11,5 sosterranno sia le prime sia le seconde.
Questi provvedimenti però non bastano a imprimere una svolta. Se confrontiamo i prezzi del 2019 con quelli del 2022 tutto appare più chiaro.
La spirale degli aumenti
Torniamo al report della Cgia. Se nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022, invece, si è attestato a 250 euro (+378%). Pertanto, a fronte di un consumo di 217.334 GWh, il costo totale in capo alle imprese nel 2019 ha toccato i 35,9 quest’anno, invece, la bolletta toccherà i 108,5 miliardi di euro (differenza + 72,6 miliardi).
Per il gas, viceversa, se tre anni fa il costo medio era di quasi 16 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022 il prezzo ha sfiorato i 100 euro (+538 %). Perciò, a fronte di un consumo medio annuo di 282.814 GWh, nel 2019 le imprese hanno sostenuto un costo medio complessivo pari a 9,5 miliardi di euro, contro i 42,8 miliardi del 2022 (differenza +33,3 miliardi di euro).
Ebbene, sommando i 72,6 miliardi di extra costi per la luce e i 33,3 per il gas otteniamo i 105,9 miliardi di costi aggiuntivi che le aziende dovranno farsi carico quest’anno rispetto al 2019.
I rincari per le imprese sono elevatissimi anche se facciamo il paragone con i prezzi dell’anno scorso. Quello dell’energia elettrica è aumentato del 220%. Infatti, se a giugno 2021 la media mensile del Prezzo Unico nazionale era pari a 84,8 euro per MWh, lo scorso giugno è salito a 271,3 euro.
Il prezzo del gas, invece, sempre nell’ultimo anno è cresciuto addirittura del 274%. Se nel giugno dell’anno scorso di attestava sui 28,1 euro al MWh, 12 mesi dopo si è attestato a 105,2 euro. Una stangata che rischia di provocare una vera debacle al nostro sistema produttivo.
I possibili rimedi
La Cgia vede nel price cap la possibile soluzione per smorzare in maniera decisa gli aumenti. Per gli artigiani mestrini: “Almeno per i prossimi due mesi Draghi, ancorché chiamato a occuparsi degli affari correnti, deve continuare a chiedere a Bruxelles l’introduzione di un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Questa rimane l’unica soluzione per calmierare i costi a famiglie e imprese, raffreddando una delle voci che sta alimentando l’impennata dell’inflazione che, sembra, non sia destinata a fermarsi”.
Francia e Spagna non hanno atteso Bruxelles e si sono mosse in maniera efficace contro il caro bollette. Noi al contrario pensiamo di cavarcela con il decreto Aiuti. Purtroppo questo intervento non basterà.
Molte imprese sono a rischio. Per quanto riguarda il consumo del gas, segnaliamo le difficoltà che da mesi stanno colpendo le imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione, la chimica etc.
Per quanto concerne l’energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l’alimentare, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali), alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie).
Difficilmente la situazione cambierà nei prossimi mesi. Quello che possiamo auguraci che le imprese italiane riescano a rimanere in piedi anche dopo lo tsunami del caro energia.
Salvatore Recupero