Roma, 13 mar – Un dato così al ribasso non lo si vedeva da cinque anni, vale a dire da inizio 2012. E’ quanto ci dicono i numeri sulla produzione industriale, che a gennaio ha fatto segnare un vero e proprio tracollo: -2,3% rispetto al mese precedente, con un calo di mezzo punto percentuale su base annua.
A comunicarlo è l’Istat, che nel suo bollettino periodico spiega come l’unico settore ad essere in positivo è quello dell’energia, mentre “diminuiscono i beni strumentali (-5,3%), i beni intermedi (-3,4%) e i beni di consumo (-1,6%)”. Stesso discorso per quanto riguarda il confronto anno su anno: “In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un aumento marcato nell’energia (+14,4%); diminuzioni segnano invece i beni strumentali (-6,2%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (-1,9%) e i beni intermedi (-1,4%)”. Pesa in special modo il comparto della manifattura: “Le diminuzioni maggiori si registrano nel manifatturiero, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (-9,5%), dell’industria del legno, della carta e stampa (-8,5%) e dell’attività estrattiva (-5,9%)”, spiega sempre l’istituto.
Il calo della produzione industriale non giunge inatteso, anche se le stime di Confindustria diffuse a fine 2016 parlavano di una contrazione decisamente meno marcata. Nello specifico, gli industriali si aspettavano a gennaio una riduzione pari all’1,2%, che a consuntivo è stata quasi doppiata. A confermarsi, invece, sono le preoccupazioni relative all’inflazione ‘importata’, ipotesi che sembra trovare conforto proprio nel mini-boom in controtendenza del settore dell’energia.
Filippo Burla