Roma, 20 apr – Con la crisi economica cresce il rischio usura per le imprese: a lanciare l’allarme è Confcommercio. Sono almeno 30mila le micro e piccole imprese del commercio e dei pubblici esercizi “ad elevato rischio usura”. Nel dettaglio, le imprese in pericolo sarebbero tra 26mila e 44mila, ovvero tra il 9,4 e il 15,5% di quelle che nel 2021 si sono viste negare un prestito (oltre 273 mila in numeri assoluti). La stima è di Confcommercio, che ha presentato i risultati di un’analisi sull’usura in occasione della Giornata nazionale “Legalità, ci piace!”.
Allarme Confcommercio: cresce il rischio usura per le imprese
Se andiamo a vedere nel dettaglio, per il 34% delle imprese consultate a proteggerle dall’usura sono le forze dell’ordine, per il 21% lo Stato e le amministrazioni locali, per il 16% le associazioni di categoria, per il 10% le associazioni ed organizzazioni antiusura. MA Per il 19% l’aiuto non arriva da nessuno (“siamo soli”). In merito, il dato positivo è che la percentuale nell’ottobre del 2020 era più alta, al 28,6%. Quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato l’anno scorso ha percepito un peggioramento dei livelli di sicurezza: dato più accentuato nelle grandi città (16,2%), al Sud (16,6%), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e per gli alberghi (20%).
Quello dei “cravattari” è il fenomeno criminale in maggior aumento secondo gli imprenditori
Ancora, l’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (il 27%). A seguire troviamo abusivismo (22%), racket (21%), furti (21%), atti di vandalismo (19%), aggressioni fisiche (18%), contraffazione (17%) e rapine (16,2%). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud, dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l’usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività mentre il 15% ne ha letto sui giornali o sentito alla tv o alla radio e il 10% ne ha letto sui social network.
Fenomeno più diffuso al Sud e nelle grandi città
Il 17,7% degli imprenditori è “molto preoccupato” per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che cresce nelle grandi città (22%), al Sud (19,1%) e tra le imprese del commercio al dettaglio non alimentare (per il 20%). Di fronte all’usura e al racket, il 58,4% degli imprenditori sporgerebbe denuncia, il 33,6% ammette che non saprebbe come comportarsi, il 6,4% pensa che non farebbe nulla, “tanto è inutile”. Il dato è più marcato al Sud dove risultano di più sia gli imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7%) sia quelli che al contrario “non saprebbero cosa fare” (41%) o che ritengono che “non ci sarebbe nulla da fare” (9,1%).
“Una dicotomia – spiegano gli autori del sondaggio – determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord”. Una minore propensione a denunciare si registra nelle città di medie e grandi dimensioni – scendono al 52% gli imprenditori che indicano la denuncia – mentre nei centri abitati con meno di 10mila abitanti è più accentuata l’incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni. Nello specifico, il 42,1% degli imprenditori confessa che non saprebbe cosa fare.
Sangalli: “Costi della pandemia e della guerra fanno da detonatore per l’usura”
“La crisi della pandemia e quella dei costi generati da questa drammatica guerra rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura, che trova il terreno ideale in un sistema di imprese reso più fragile e più esposto a causa di una drastica riduzione del volume di affari, della mancanza di liquidità e di una sostanziale difficoltà di accesso al credito”. Così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, intervenendo alla Giornata nazionale “Legalità, ci piace!”. “Non a caso – sottolinea – l’usura è fenomeno percepito in aumento da oltre il 27% degli imprenditori, una quota superiore di oltre 14 punti rispetto al 2019. Mentre i consumi sono ancora sotto di oltre il 10% rispetto all’inizio della pandemia”.
Non solo: “La bolletta energetica per commercio, bar, alberghi e ristoranti triplica nel 2022. Secondo il nostro Ufficio studi è probabile che, nell’anno in corso, l’inflazione si attesti oltre anche le previsioni del Def (al +5,8%). E il Pil, nell’anno in corso, rischia di crescere a un tasso ben più vicino al 2 che al 3%. Insomma – conclude Sangalli – i fenomeni criminali, e in particolare l’usura, si nutrono delle crisi. Non ci stanchiamo pertanto di chiedere moratorie, moratorie fiscali e creditizie”.
Adolfo Spezzaferro
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