Roma, 18 apr – Iveco non diventerà cinese. Almeno per adesso. Dopo mesi di confronto, le trattative che dovevano portare il gigante italiano dei veicoli pesanti tra le braccia del gruppo Faw Jiefang si sarebbero infatti arenate. Troppo bassa, secondo Cnh Industrial (la società di casa Exor che controlla il 100% di Iveco), la valutazione di quasi 3,5 miliardi, peraltro in aumento rispetto ai 3 messi sul piatto inizialmente.
Giorgetti: “Una buona notizia”
A pesare non sono state solo le valutazioni relative al prezzo offerto. Iveco è attiva nel settore della difesa, circostanza che ha fatto sollevare negli scorsi mesi più di un dubbio sull’opportunità della cessione. Anche se il comparto era escluso dal perimetro dell’ipotizzata vendita, ad impensierire era la possibilità che la Cina potesse mettere le mani sulle tecnologie cosiddette “dual-use”. I prodotti, cioè, ad uso sia civile che militare.
Così si spiega l’attivismo del governo. Pur senza direttamente estendere su Iveco lo strumento del golden power, l’esecutivo si è comunque mosso per affrontare i delicati risvolti anche e soprattutto nel campo della sicurezza. “Accogliamo con favore e valutiamo positivamente la notizia del mancato perfezionamento della trattativa tra Cnh e Faw Jiefang per la vendita di Iveco”, spiega in una nota il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Il Mise, ha proseguito, “è pronto a sedersi al tavolo per intervenire per tutelare e mantenere questa produzione in Italia”.
Che fine farà Iveco?
Ed è qui che si apre il secondo fronte della questione. I colloqui Cnh Industrial – Faw non sono giunti come un fulmine a ciel sereno, ma fanno parte di una sorta di “lunga marcia” con la quale la famiglia Agnelli – socio di controllo di Exor – sta pian piano riposizionandosi nel settore che l’ha vista protagonista in tutto il secolo scorso.
Dopo la cessione di Fca a Psa, per quest’anno era infatti destinato a concretizzarsi anche lo scorporo proprio di Iveco. La tempistica è stata poi rivista, senza tuttavia diradare le tante nubi che ancora si prospettano all’orizzonte per l’industria dell’auto tricolore.
Filippo Burla
1 commento
iveco DEVE restare italiana:
nazionalizzatela e fatela confluire in un fondo sovrano italiano,
con proprietà 51% dello stato e 49%
in azionariato diffuso a SOLI cittadini italiani.