Roma, 16 set – Standard & Poor’s, fra le prime tre agenzie di rating al mondo insieme a Moody’s e Fitch Ratings, ha reso pubblico uno studio, nel quale sono stati presi in esame gli effetti che il flusso continuo di immigrati e profughi avrà sull’Europa.
L’agenzia statunitense spiega che questo fenomeno immigratorio difficilmente indebolirà le economie europee e i loro bilanci al punto da rendere necessario il taglio dei rating sovrani. Ripercussione negative potrebbero aversi solo in caso di cattiva gestione politica dell’emergenza.
Anche per quel che concerne l’aspetto fiscale Standard & Poor’s non vede pesanti ripercussioni. Gli stati saranno si costretti a trovare risorse aggiuntive per fronteggiare l’emergenza ma queste non impatteranno sui conti pubblici. A sostegno di questa tesi, l’agenzia prende in esame la Germania arrivando a prevedere, per il 2016, una spesa pari a 6 miliardi di euro per l’accoglienza. Importo pari al 2% della spesa totale e allo 0,2% del Pil tedesco. Nulla che possa impensierire i tedeschi per l’agenzia statunitense e per questa ragione con nessuna conseguenza sul rating della Germania.
“Accogli e non avrai conseguenze”, questo sembra un po’ il motto di uno dei tre giudici mondiali dell’economia terracquea. Standard & Poor’s, non dimentichiamolo, è quell’agenzia che dichiarò affidabili aziende come Parmalat, Enron o Lehman Brothers. La stessa che oggi è sotto accusa in Italia e negli Usa per aver manipolato il mercato con dati falsi sui derivati. Nel nostro caso i pubblici ministeri e la Guardia di finanza contestano a S&P anche l’aggravante di “aver cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima gravitá” che dovranno risarcire.
Oggi questa stessa agenzia ci viene a dire che la minaccia al nostro rating, che loro arbitrariamente gestiscono, potrebbe arrivare esclusivamente da una cattiva gestione dell’emergenza immigratoria dovuta per lo più alle divisioni politiche esistenti tra gli stati. Il rischio per Standard & Poor’s è che nazionalismi e populismi potrebbero crescere in Europa finendo per far cadere nel dimenticatoio le “urgentissime” e “necessarie” riforme strutturali senza le quali il rating scenderebbe inevitabilmente.
A tutti gli effetti il messaggio sembra più che chiaro: proseguite con la contaminazione multirazziale così come da copione socio-economico statunitense e non avrete problemi. In tutti gli altri casi la mannaia del rating vi colpirà. Guarda caso lo stesso copione usato in Italia nel 2011 con lo spauracchio dello spread.
Giuseppe Maneggio
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