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La mano della Cina sul golpe in Zimbabwe

by La Redazione
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Roma, 20 nov- Con l’uscita dalla scena politica del presidente Mugabe per lo Zimbabwe si apre una nuova fase storica che vede il paese alle prese con i vecchi retaggi post-coloniali, il riassestarsi del partito al potere e le influenze esterne delle nuove grandi potenze.
Superato lo stallo del “golpe bianco” che ha portato alle annunciate dimissioni del presidente Mugabe e della sua potente first lady Grace, affiorano movimenti geopolitici rilevanti per una lettura strategica degli interessi in gioco in Africa.
Negli stessi giorni in cui il presidente Usa Trump visitava la Cina, infatti, era a Pechino il ministro della difesa e capo dell’esercito del paese africano, Constantine Guyeva Chiwenga.
Il generale ha incontrato le alte sfere militari di Pechino e il ministro della difesa cinese Chang Wanquan.

I rapporti tra la Cina e lo Zimbabwe, sopratutto nel campo economico, sono ogni anno più stretti. Nel 2015 il gigante asiatico è risultato il primo partner commerciale della repubblica africana con un incidenza del 25% sull’export dello Zimbabwe in settori di assoluto rilievo come quello agricolo, quello minerario, diamantifero e non, l’energia e le costruzioni.
Una “Look East Policy” che il militare africano non ha esitato a definire “una storia fenomenale di successo” con la concessione da parte cinese di un prestito agevolato (soft loan) di 98 milioni di dollari e l’apertura di un college militare in Zimbabwe gestito e formato dai cinesi e con il ministro della difesa cinese Wanquan che definiva l’esercito dello Zimbabwe come “un buon amico e un partner” dell’Esercito Popolare di Liberazione.

Lo sviluppo e l’incremento costante di una collaborazione “non soltanto militare ma anche statale“ tra i due paesi sembra essere prioritaria nelle agende di chi detiene il potere su entrambi i versanti del tavolo fermo restando che la fase evolutiva in Zimbabwe ancora non ha lasciato intravedere una leadership palese. Che il generale possa ergersi a garante dell’amicizia tra i due paesi consolidando una sua posizione forte sembra uno scenario possibile tanto che il China Military Online riporta una sua dichiarazione dai toni entusiastici: “Lo Zimbabwe vuole rafforzare gli scambi con la Cina a tutti i livelli, approfondire la cooperazione programmatica in vari campi e promuovere ulteriormente lo sviluppo delle relazioni bilaterali statali e militari tra i due Paesi”.

I rapporti tra Cina e Zimbabwe sembrano non aver sofferto contraccolpi dal passaggio di potere in atto nel paese africano e le dichiarazioni del generale Chiwenga sono perfettamente in linea con quelle del deposto presidente Mugabe che in un incontro con il presidente cinese Xi Jinping nel dicembre 2015, definiva la Cina “una vera amica per tutte le stagioni” dello Zimbabwe strappando una promessa di finanziamenti per cinque miliardi di dollari.
La sua stagione però volgeva al termine, dopo ben 30 anni di governo come primo ministro e presidente e sul tesoro cinese ora si costruirà un nuovo Zimbabwe florido affarista e spregiudicato proprio come lo aveva sognato Cecil Rhodes. Solo in salsa cinese.

Alberto Palladino

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