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Addio a Karl Lagerfeld, l’«autofascista» nemico della mediocrità e del brutto

by Chiara del Fiacco
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Roma, 19 feb – Un mostro sacro ci ha lasciati. Il re della Maison Chanel, con le sue pareti di libri, l’aristocratica Choupette, la morale teutonica, il puro anticonformismo. “Un genio! Denudato dalla demagogia, dunque anti-moderno, amante della gerarchia, ha osato dire che l’impudicizia ci ha completamento invaso”, così lo descrive Fabrice Luchini, attore e fanatico dell’artista tedesco.

L’autofascista 

Di sé stesso disse di essere un autofascista. Come Nietzsche scrisse a proposito dei greci antichi “Sono superficiali in profondità”, così era Karl, voleva sapere sempre tutto, parlava perfettamente tedesco (la sua madrelingua), francese, inglese e italiano, anche se gli faceva ridere il suo accento. Parlare queste lingue europee rappresentava per lui un sorpasso nei confronti dei suoi interlocutori. Contrario al volgare linguaggio del politicamente corretto, era un sostenitore indefesso della bellezza e della famiglia tradizionale, pur essendo privatamente omosessuale. Disegnatore, eccellente fotografo, riusciva a esaltare la donna, sottolineandone i tratti austeri e olimpici. Le sue ultime collezioni, circondate da scenari agresti e bucolici non fanno che amplificare un ritorno, eterno, alla purezza e alla bellezza ellenica, germanica, aulica.

L’odio per la mediocrità

J’aime le Grand Siècle!”. L’amore per la storia, per il passato, l’orrore della modernità, della mediocrità che tutto livella e che rende tutto uguale e brutto. L’odio per la psicanalisi: “Uccide la creatività, e poi, un uomo onesto conosce le domande ma anche le risposte. Come quella caricatura in cui un paziente steso sul lettino esclama, dottore, penso di essere mediocre; ma voi siete mediocre!”. Fiero di essere, secondo i sondaggi, il tedesco più conosciuto al mondo, non sorrideva mai, perché lo considerava stupido.
Se ne è andato in silenzio, come avrebbe voluto; un uomo come lui non avrebbe mai parlato di malattia e morte, lo avrebbe considerato un atto da degenerati. Ci ha lasciato decadi di stile, eleganza, nobiltà, interviste, documentari, libri. Ma soprattutto ci ha lasciato la certezza che ancora oggi è possibile innalzarsi verso l’Alto.

“Il lusso è la libertà di spirito, l’indipendenza, in breve il politicamente scorretto“.

Chiara Del Fiacco

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2 comments

Gianni 19 Febbraio 2019 - 8:57

Mi dispiace moltissimo,mi ricordo che lavorò a lungo per le FENDI,rivoluzionando la pellicceria.Un autentico genio.Sia gloria eterna a questo gigante.

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Chiara Del Fiacco: Adeus a Karl Lagerfeld, o autofascista “inimigo da mediocridade e da feiura” 30 Dicembre 2021 - 11:42

[…] Fonte: Il Primato Nazionale […]

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